Da Baggio mal sopportato ai fallimenti successivi
Ci sarebbe poi quel discorso della forza politica ed economica, quella che ahilui non ha evidentemente mai avuto il suo presidente Berlusconi, il quale, del tutto sprovvisto di rapporti importanti e di denaro, si limitava ad acquistare giocatori di scarso valore quali Gullit, Rijkard, Van Basten, Donadoni e compagnia. Le innovazioni tattiche, certo; la voglia di non limitarsi a difendere ma imporre il proprio gioco anche a Madrid, ottenendo vittorie epocali, ci mancherebbe; i trofei alzati e le partiti indimenticabili, quanti meriti straordinari, ma anche la miracolosa nebbia di Belgrado quando il suo primo Milan europeo era a un passo dall’eliminazione negli ottavi di una Coppa che poi avrebbe vinto in finale con lo Steaua, in anni in cui le inglesi erano squalificate per le noti tristi vicende targate hooligans.
Pur tralasciando la sempre anomala esperienza da selezionatore della Nazionale (con un Mondiale perso solo in finale ma trascinato dal suo uomo migliore e da lui mai troppo amato, Roberto Baggio, e due anni dopo l’uscita già nel girone degli Europei contro la Repubblica Ceca, con troppo turnover e Vialli a casa), viene da chiedersi se i tifosi di Parma e Atletico Madrid, sue squadre successive, avranno di lui lo stesso entusiastico ricordo che ne avevano i tifosi del Milan.