Caro Sacchi, legga la storia della Juventus
Cominciamo dalla Juve, dal vecchio dibattito sulla sua storia e il suo approccio per arrivare alla vittoria: senza addentrarci in tempi difficili da ricostruire per chi non li ha vissuti (dal celeberrimo Quinquennio degli anni 30 all’epopea di Sivori, Charles e Boniperti), è necessario partire dall’era trapattoniana in cui i bianconeri hanno vinto letteralmente tutto in Italia, in Europa e nel mondo: la sua Juve, dicono i detrattori, aveva una mentalità sparagnina e vinceva solamente grazie alle individualità. Premesso che, se davvero si potesse vincere ogni trofeo a disposizione semplicemente grazie alla bravura dei giocatori, il ruolo degli allenatori – Sacchi incluso – sarebbe irrimediabilmente sminuito, e concesso che molto spesso, una volta in vantaggio, il Trap pensava più a conservare il successo che a dominare i rivali, denigrare quella squadra vuol dimenticare la formazione zeppa di attaccanti e di qualità (Bettega Rossi Platini Boniek) e una serie di record sensazionali, dai 51 punti più Coppa Uefa alla vittoria in in Inghilterra, in casa dei campioni d'Europa in carica dell'Aston Villa, in tempi in cui quell’impresa era considerata ai limiti dell’impossibile.
Il 3-0 al Bordeaux – certo, c’è anche la sofferenza atroce nel ritorno -, la meravigliosa partita di Tokyo in cui meriterebbe di vincere nei tempi regolamentari ma trionfa ai rigori dopo non avere mollato mai, la seconda stella conquistata al ventesimo scudetto vinto sul campo (al giorno d’oggi la cosa può sorprendere), la solidità e la ferocia di una squadra che non permetteva ai rivali la minima distrazione ma anche i 7-0 all’Ascoli e ai polacchi in Coppa delle Coppe e così via. Una squadra leggendaria che è quantomeno sbrigativo definire sparagnina: non rivoluzionaria, certo, ma certamente una delle più forti della storia, la prima a vincere tutti i titoli possibili, per questo meritevole di una apposita e unica targa UEFA, che aveva il difetto di arretrare dopo avere conquistato meritatamente vantaggi più o meno cospicui.