Il rimpianto dell'Avvocato
Di piemontesi, in squadra, ce n'è in realtà solo uno (Michele Padovano, eroe dei quarti di finale contro il Real Madrid), ma il concetto è chiaro, perché se si veste la maglia della Juventus, alla fine, si sposa quell'identità coriacea e applicata, non importa se si è nati a Trstenik come Jugovic o a Napoli come Ferrara. Quanto l'Avvocato tenga a quella partita, d'altronde, la squadra lo ha capito nel corso della stagione e, soprattutto, nei giorni che precedono il match. Gianni Agnelli è vicinissimo alla squadra: il sabato, a quattro giorni dal fatidico mercoledì, diserta le prove di Montecarlo e va al Combi a vedere l'allenamento, che si chiude con una partitella contro la Primavera allenata da Antonello Cuccureddu.
"Lei, proprio a Roma, ci ha regalato uno scudetto meraviglioso", gli dice appena lo vede. Cuccu sorride e abbozza un sorriso, poi confesserà ai cronisti: "Me lo ricorda sempre, ogni volta che mi vede. Quel gol, effettivamente, è uno dei più importanti della mia carriera" (servì a sorpassare il Milan, fermato nella “fatal” Verona). Ma l'ex terzino e l'Avvocato parlano anche della partita che seguì il giorno di quel concitato scudetto del 1973: "La finale di Belgrado contro l'Ajax mi brucia ancora", spiega Agnelli a Cuccureddu, che risponde: "Non sa a me, Avvocato, non sa a me. Vycpálek mi lasciò in panchina".