Mancini e lo staff dell'Italia
"Mancini mi ha chiamato per entrare nello staff della Nazionale e poi se n'è andato in Arabia Saudita? Sul fatto che fossi davvero una sua scelta ho avuto dei dubbi, che poi mi ha smentito sentendomi con lui, dicendomi che ero una sua scelta. Dovuta, non lo so, forse forzata... Poi ci sono rimasto male perché mi ero fatto un'idea, ma più passavano i giorni e più vedevo che non si muoveva niente. Ho avuto qualche dubbio, poi ognuno ha fatto le sue scelte e si è preso le sue responsabilità, sta di fatto che chi si comporta bene è quello che ci rimette sempre di più. Stai dietro alla Figc, stai dietro a Mancini, lasci Dazn, per fortuna in maniera buona, e alla fine mi sono ritrovato a fine luglio a non avere nessun ruolo. Ho detto inizio l'anno e andrò a correre sull'Arno. Questo succede quando, in un ambito lavorativo, ognuno ha le sue ambizioni".
Sarri, Agnelli e quella telefonata di Paratici
"Io una cosa non ho fatto bene, non ho ascoltato bene il presidente Agnelli. Quando mi ha detto: 'Prenditi un anno e dopo vedi'. Ma di mezzo c'è sempre Paratici... Mi chiamava in estate: 'Dai, che cambiamo, ora viene Sarri'. E io: 'Ma non lo so, sono in vacanza, ho smesso, voglio staccare'. Poi mi fa chiamare da Sarri, ma lui aveva il suo staff. Poi abbiamo sbagliato in tanti, perché io dissi 'Ok, ma io arrivo a metà settembre, perché le vacanze me le faccio tutte'. Loro intanto avevano fatto il ritiro, si erano conosciuti tutti, io arrivavo per ultimo, con uno staff che non conoscevo, con varie difficoltà, perché la Juventus ha bisogno di un allenatore che entri nella mentalità del club e secondo me Sarri non è un allenatore di quel profilo. E non dico tecnicamente, ma credo che lo abbia capito pure lui. Ci sono stato dentro, ma con un ruolo marginale. Non andavo in ritiro, non andavo in trasferta. Perché, alla fine, volevo godermi la vita e l'errore è stato dire sì. È stato un mezzo ruolo. Poi c'è stata la pandemia, mi sono ritrovato solo a casa un mese e mezzo perché mia moglie e i miei figli erando andati in Umbria e mi sono detto: 'Ma io che sto facendo qua?'. E di conseguenza sono rientrato in Umbria. Quando è ripartito il campionato, e onestamente non pensavo ripartisse, ho chiamato Sarri, il Direttore e il Presidente, per dire che era inutile che tornassi, tanto sono totalmente piatto e non ho niente da dare. Devo pensare a cosa fare da grande".
Sul presunto litigio Bonucci-Dybala a Cardiff
"È falso, me lo dicono anche in tanti. Se tornassi indietro una cosa la farei. L'ho lasciata correre... Mi ricordo ancora che mi chiamò Bonucci e mi disse: 'Mi stanno buttando sui giornali, dicono che ho litigato con Dybala'. L'avevo letto anch'io ed era molto arrabbiato. Gli dissi: 'Guarda Leo, sappiamo tutti che questa è una falsità. O facciamo scrivere qualcosa dalla società o lasciamo andare e non se ne parlerà più'. Invece gli dovevo stare più dietro, perché aveva ragione. Avevano messo il suo nome, ma avevano scritto una cavolata incredibile, anche perché il nostro gruppo non avrebbe mai fatto una cosa del genere. E, soprattutto, ti stai giocando una finale di Champions League, al di là di altre cose che hanno scritto, che erano fantastorie, ma non avremmo mai fatto una cosa del genere. Eravamo straconvinti. Abbiamo fatto quei 15' di intervallo come sempre, convinti di tutto, poi le cose sono andate male".
Sul ritorno di Allegri
"Quando è tornato Allegri è stato lo stesso e lui mi ha detto: 'Attento, perché poi ti abitui a non far niente'. E invece ora... Mi sto abituando a non far niente! Ma piano piano qualcosina la sto riiniziando a fare. Futuro in panchina? Ci proverò, perché non è detto che lo sappia fare. In tanti sono straconvinti quando iniziano un percorso, e io ho quella convinzione - già da quando crescevo come calciatore - di poter essere di quel livello. La panchina della Juve? Iniziamo dicendo che l'obiettivo è iniziare ad allenare...".