Barzagli, la Juve e il retroscena su Bonucci e Cardiff: "Tornassi indietro..."

L'ex difensore bianconero si è raccontato ai microfoni di Radio Serie A Tv: "Buffon a volte vive sulla luna, ma quando è sulla terra è un leader nato. Chiellini è stato il riflessivo, quello che mediava"

Protagonista della rubrica “Storie di Serie A” curata da Alessandro Alciato per Radio TV Serie A con RDS, Andrea Barzagli ha rivelato: "Ho iniziato la mia carriera da ala destra. Poi pian piano mi hanno spostato in mezzo al campo e quando andai a Pistoia Pillon mi arretrò in difesa". L'ex Juve, poi, scherza: "Allegri dice sempre che è stato lui a suggerire Pillon, ma secondo me non è vero. Sono stati importanti i vari step perché ho incontrato i vecchi difensori di una volta, i marcatori. E pensare che all'inizio ero un centrocampista d'impostazione, ma quando sali di categoria ti rendi conto del livello che devi raggiungere".

Il tifo per la Fiorentina e l'abbonamento in curva

Poi ammette di non aver avuto un idolo in particolare e di essere un tifoso della Fiorentina: "I miei genitori e mio fratello sono tifosi della Viola. Io avevo l'abbonamento in curva, poi quando ho iniziato a giocare e la domenica ero impegnato non sono più andato. Non cambierei nulla della mia carriera, nonostante abbia fatto degli errori negli allenamenti, nei comportamenti. Quando sono arrivato alla Juve ero pronto per far tutto, perché mi sentivo adulto, responsabile e calciatore da grande squadra. Prima facevo delle cavolate come andare a ballare in settimana o magari mi allenavo male".

Barzagli e il pensiero sui difensori italiani

"Difensori italiani più forti al momento? Beh, come italiano il più continuo è Francesco Acerbi per me. Acerbi è un ragazzo con la testa sulle spalle. Secondo me si merita tutto quello che sta facendo e ottenendo. Poi ci sono altri giocatori molto interessanti in Italia. Si sta affermando Gleison Bremer, che quest’anno sta sbagliando pochissimo. E poi ci sono Alessandro Buongiorno e Giorgio Scalvini, che avranno un ottimo futuro. Li dovremo vedere in una grande squadra per valutarli ma è uno step che devono fare".

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Barzagli sulla lotta scudetto

Sulla lotta scudetto Inter-Juve commenta: "Intanto le due squadre sono diverse. I numeri dicono tanto e sono importanti perché, nel calcio italiano, la miglior difesa ha sempre vinto il campionato. O quasi sempre. Le percentuali sono quelle. Questo ci dice che la Juventus fa della difesa la sua grande forza e poi riesce a vincere le partite con i suoi giocatori. L’Inter, invece, è una squadra completa. Ha un grande attacco e un grande centrocampo. Vince le partite con più gol di scarto ma è talmente forte che prende anche pochi gol. Vediamo. C’è sempre il gioco di dire chi è più forte (ride, ndr) ma ormai non se ne può più! L’Inter sulla carta è piu forte della Juventus, niente da dire. C’è sempre il giochino: chi arriva primo alla fine è stato più bravo degli altri, perché non sempre il più forte vince. Se l’Inter vince il campionato, avrà meritato e dimostrato di essere la squadra più forte e anche più brava. Vedremo come andrà a finire".

Gli anni della BBC e Buffon

"La perfezione non esiste nel calcio. Ci siamo andati vicini se avessimo vinto la Champions, credo che abbiamo fatto anni importanti dove in campo non sono mai stato così sicuro come con loro. Ognuno sapeva che aveva a fianco il compagno giusto, per anni siamo stati una bella difesa. È una cosa nata così ed è andata avanti anche se non ero titolare visto l'età avanzata, ma nei minuti finali a volte si ricomponeva il trio. Una cosa nata da Conte? Si, nacque contro il Napoli di Mazzarri. Buffon a volte vive sulla luna, a volte sulla terra ma quando è seriamente sulla terra è un leader nato, tutti lo ascoltano e dice sempre cose giuste. Chiellini è stato il riflessivo, quello che mediava cercando di tenere i cavalli più pazzi nei momenti difficili. Bonucci un pignolo, ciò lo ha fatto crescere e incentivava tutta la squadra".

Il Wolfsburg e il retroscena su Lippi

"Marcello Lippi mi chiamò dicendomi che non era d'accordo con la mia decisione di andare al Wolfsburg e che non mi avrebbe più chiamato in Nazionale perché voleva che andassi alla Fiorentina... e così fece. Non mi chiamò più, quell'anno lì vincemmo la Bundesliga però mi fece piacere, qualche anno più tardi, quando ammise di aver sbagliato a lasciarmi fuori".

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Lo stratega Allegri

"È stato un allenatore di capacità del dialogo nel capire i giocatori importanti. Ha avuto la fortuna di trovare una squadra super allenata e mentalizzata da Conte, la sua bravura è stata quella di alleggerire qualche situazione, tipo la Champions o l'avvicinamento alle gare, era sempre molto sereno. Ha lasciato correre molto anche un po' sulla fantasia dei giocatori. È uno stratega, legge benissimo le partite e i momenti della stagione e anche nelle conferenze stampa dove sta mandando segnali. Gli hanno chiesto determinate cose, tipo il bel gioco, lui non lo ha di natura ma ha altre cose e alla fine conta solo la vittoria. Via a fine stagione? Ha passato lo scorso anno dove si è preso tutte le colpe, quest'anno è più sereno".

Conte-Allegri, chi rappresenta meglio la Juventus?

"Meglio Antonio perché ci ha giocato, ci ha vinto ed è stato anche capitano della Juve. Soprattutto ha fatto tornare la Juve ai suoi livelli, su idea di Andrea Agnelli, ha riportarto la mentalità Juve in quel periodo difficile. Ha lanciato messaggi a società e giocatori sul fatto che alla Juventus deve vincere".

I giovani ed il paragone Yildiz

"Ce ne sono tanti e bravi, negli anni non è sempre stato così o c'era questo dislivello tra la Prima Squadra e la Primavera/NextGen. Ora ci sono profili che possono giocare nella Juve e poi dopo hanno la personalità. Allegri non mette a caso giocatori, se li mette e perché vede qualcosa. Yildiz come Del Piero? Andrei piano con i paragoni, una cosa è certa, ha talento e a quell'età vedere certi gol di fa sorridere. Speriamo che cresca, ha un allenatore che sa come si gestisce bene un calciatore giovane e bravo, perché Allegri sa come toglierti la pressione. Mi ricordo quando arrivò Dybala, pagato 30 milioni dal Palermo, i primi due mesi non giocava. C'era talmente tanta pressione... e poi per fortuna è entrato, perché iniziò a segnare".

Il ritorno di Del Piero in società

"Io sono sempre dell'idea che è sempre bello avere dei giocatori che sono stati bandiere e icone all'interno del club. Però, penso ci sia un percorso nel farlo e non è tutto scontato, appena finisci. Tutti vogliono Del Piero nel club, è normale, ma se facesse il suo processo di crescita, è un simbolo della Juve, ovunque vai. Io lo noto quando vado all'estero: Juventus e Del Piero. Ci starebbe bene, ma c'è un percorso da fare".

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Lo spiritio e le analogie con la Juve del passato

"Quest'anno hanno creato un bel gruppo, grazie a quei 4-5 giocatori più importanti. Sono affiatati, ma anche mentalizzati in un obiettivo e nel crescere. Alla base è fondamentale è avere quel tot di giocatori che ti riprendono se non fai le cose giuste. È importante avere un blocco, che può essere italiano, ma anche straniero, se parlano bene italiano e si sentano le responsabilità nonostante siano stranieri. Io, quando sono andato all'estero, tendi a pensare 'Vabbè, ma tanto sono stranierio'. E invece, se entri in gruppo, parli bene la lingua e sei un giocatore di peso... È quello che hanno fatto Danilo, Szczesny, Perin e Rugani. Ritrovo lo spirito che è mancato negli ultimi anni anche da parte dei tifosi. Siamo passati da anni in cui si vinceva sempre, e ci si abitua, a quelli in cui si voleva un altro calcio. Poi, non si è vinto per un po', e ora hanno riappassionato. Quest'anno la Juve, pure che fa una partita come a Firenze, ma stai a 2 punti dall'Inter, comunque il tifoso dice 'Sogno di rivincere lo Scudetto'".

Su Pirlo, Cristiano Ronaldo, Tevez, Dybala e Mbappé

"Il miglior giocatore con cui ho giocato alla Juve? Pirlo. Con Del Piero ci ho giocato un anno solo, soprattutto in Nazionale, ma comunque non era più il vero Del Piero. Ho visto poi Cristiano Ronaldo, e poi Tevez è stato un giocatore incredibile. Pirlo è stato un altro livello. Dovrei dire anche Cristiano, ma ci ho vissuto solo il mio ultimo anno di carriera, non ho giocato neanche così tanto... Dovrei metterlo per primo, ma dico Pirlo, fantastico. Avrei potuto giocare con Mpabbé se Paratici mi avesse ascoltato? No, mi disse 'È impossibile prenderlo'. Ci avevo giocato contro in Champions, con il Monaco, era il finto 3-4 di Allegri, che diceva giochiamo a tre ma in realtà facevo il terzino. Questa è un'altra sua dote, ti riesce a convincere anche quando non sei d'accordo. Lui giocava esterno sinistro, aveva 16-17 anni, fu una fatica immensa. Finì la partita e dissi a Paratici 'Tanta roba'. Mi ricordo che ai tempi ci si confrontava. Giocammo contro il Palermo, entrò negli spogliatoi e disse 'Come l'avete visto Dybala?'. Non l'aveva mai strusciata, non per colpa sua, ma gli dicemmo 'Beh, sì, effettivamente...'. E lui: 'Eh sì, anche secondo me, si vede...'. E invece di Mbappé disse subito 'è impossibile'. E io: 'Peccato...'".

Sul Mondiale 2006 e la mancata qualificazione

"Restano ancora delle emozioni che ogni tanto riaffiorano. La cosa bella è che ancora, ogni tanto, qualcuno dice 'Campioni del Mondo' in un contesto fuori dal calcio. La squadra dell'82 è sempre stata ricordata come Campioni del Mondo, anche ora. E lo stesso noi, anche in un periodo che era un gran casino... Poi, il tempo passa, ognuno fa le sue cose, rivediamo ogni tanto qualcuno nell'ambiente, ma non ci siamo mai più rivisti tutti insieme. Ma siamo legati a quel periodo: 50 giorni insieme. La mancata qualificazione? Provo ogni tanto a scordarmela, ma non ci riesco. È stata una cosa brutta, gestita male, è stato tutto pessimo quel periodo, ma non do responsabilità. C'era tanta negatività, siamo stati male e in più siamo usciti... Perché se fossimo passati qualcosa ce la saremmo scordata, invece andando fuori è stato tutto peggio. Ventura? Non era un allenatore di quel profilo, ma non è una colpa. Penso sia stato un ottimo allenatore e che capiva di calcio, ma non era adatto per quel ruolo lì e penso sia stata sbagliata la decisione di prenderlo. Ma poi è stato tutto sbagliato mentre era lì, e poi metto in mezzo noi, che andavamo in campo... Una grande delusione".

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Mancini e lo staff dell'Italia

"Mancini mi ha chiamato per entrare nello staff della Nazionale e poi se n'è andato in Arabia Saudita? Sul fatto che fossi davvero una sua scelta ho avuto dei dubbi, che poi mi ha smentito sentendomi con lui, dicendomi che ero una sua scelta. Dovuta, non lo so, forse forzata... Poi ci sono rimasto male perché mi ero fatto un'idea, ma più passavano i giorni e più vedevo che non si muoveva niente. Ho avuto qualche dubbio, poi ognuno ha fatto le sue scelte e si è preso le sue responsabilità, sta di fatto che chi si comporta bene è quello che ci rimette sempre di più. Stai dietro alla Figc, stai dietro a Mancini, lasci Dazn, per fortuna in maniera buona, e alla fine mi sono ritrovato a fine luglio a non avere nessun ruolo. Ho detto inizio l'anno e andrò a correre sull'Arno. Questo succede quando, in un ambito lavorativo, ognuno ha le sue ambizioni".

Sarri, Agnelli e quella telefonata di Paratici

"Io una cosa non ho fatto bene, non ho ascoltato bene il presidente Agnelli. Quando mi ha detto: 'Prenditi un anno e dopo vedi'. Ma di mezzo c'è sempre Paratici... Mi chiamava in estate: 'Dai, che cambiamo, ora viene Sarri'. E io: 'Ma non lo so, sono in vacanza, ho smesso, voglio staccare'. Poi mi fa chiamare da Sarri, ma lui aveva il suo staff. Poi abbiamo sbagliato in tanti, perché io dissi 'Ok, ma io arrivo a metà settembre, perché le vacanze me le faccio tutte'. Loro intanto avevano fatto il ritiro, si erano conosciuti tutti, io arrivavo per ultimo, con uno staff che non conoscevo, con varie difficoltà, perché la Juventus ha bisogno di un allenatore che entri nella mentalità del club e secondo me Sarri non è un allenatore di quel profilo. E non dico tecnicamente, ma credo che lo abbia capito pure lui. Ci sono stato dentro, ma con un ruolo marginale. Non andavo in ritiro, non andavo in trasferta. Perché, alla fine, volevo godermi la vita e l'errore è stato dire sì. È stato un mezzo ruolo. Poi c'è stata la pandemia, mi sono ritrovato solo a casa un mese e mezzo perché mia moglie e i miei figli erando andati in Umbria e mi sono detto: 'Ma io che sto facendo qua?'. E di conseguenza sono rientrato in Umbria. Quando è ripartito il campionato, e onestamente non pensavo ripartisse, ho chiamato Sarri, il Direttore e il Presidente, per dire che era inutile che tornassi, tanto sono totalmente piatto e non ho niente da dare. Devo pensare a cosa fare da grande".

Sul presunto litigio Bonucci-Dybala a Cardiff

"È falso, me lo dicono anche in tanti. Se tornassi indietro una cosa la farei. L'ho lasciata correre... Mi ricordo ancora che mi chiamò Bonucci e mi disse: 'Mi stanno buttando sui giornali, dicono che ho litigato con Dybala'. L'avevo letto anch'io ed era molto arrabbiato. Gli dissi: 'Guarda Leo, sappiamo tutti che questa è una falsità. O facciamo scrivere qualcosa dalla società o lasciamo andare e non se ne parlerà più'. Invece gli dovevo stare più dietro, perché aveva ragione. Avevano messo il suo nome, ma avevano scritto una cavolata incredibile, anche perché il nostro gruppo non avrebbe mai fatto una cosa del genere. E, soprattutto, ti stai giocando una finale di Champions League, al di là di altre cose che hanno scritto, che erano fantastorie, ma non avremmo mai fatto una cosa del genere. Eravamo straconvinti. Abbiamo fatto quei 15' di intervallo come sempre, convinti di tutto, poi le cose sono andate male".

Sul ritorno di Allegri

"Quando è tornato Allegri è stato lo stesso e lui mi ha detto: 'Attento, perché poi ti abitui a non far niente'. E invece ora... Mi sto abituando a non far niente! Ma piano piano qualcosina la sto riiniziando a fare. Futuro in panchina? Ci proverò, perché non è detto che lo sappia fare. In tanti sono straconvinti quando iniziano un percorso, e io ho quella convinzione - già da quando crescevo come calciatore - di poter essere di quel livello. La panchina della Juve? Iniziamo dicendo che l'obiettivo è iniziare ad allenare...".

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Protagonista della rubrica “Storie di Serie A” curata da Alessandro Alciato per Radio TV Serie A con RDS, Andrea Barzagli ha rivelato: "Ho iniziato la mia carriera da ala destra. Poi pian piano mi hanno spostato in mezzo al campo e quando andai a Pistoia Pillon mi arretrò in difesa". L'ex Juve, poi, scherza: "Allegri dice sempre che è stato lui a suggerire Pillon, ma secondo me non è vero. Sono stati importanti i vari step perché ho incontrato i vecchi difensori di una volta, i marcatori. E pensare che all'inizio ero un centrocampista d'impostazione, ma quando sali di categoria ti rendi conto del livello che devi raggiungere".

Il tifo per la Fiorentina e l'abbonamento in curva

Poi ammette di non aver avuto un idolo in particolare e di essere un tifoso della Fiorentina: "I miei genitori e mio fratello sono tifosi della Viola. Io avevo l'abbonamento in curva, poi quando ho iniziato a giocare e la domenica ero impegnato non sono più andato. Non cambierei nulla della mia carriera, nonostante abbia fatto degli errori negli allenamenti, nei comportamenti. Quando sono arrivato alla Juve ero pronto per far tutto, perché mi sentivo adulto, responsabile e calciatore da grande squadra. Prima facevo delle cavolate come andare a ballare in settimana o magari mi allenavo male".

Barzagli e il pensiero sui difensori italiani

"Difensori italiani più forti al momento? Beh, come italiano il più continuo è Francesco Acerbi per me. Acerbi è un ragazzo con la testa sulle spalle. Secondo me si merita tutto quello che sta facendo e ottenendo. Poi ci sono altri giocatori molto interessanti in Italia. Si sta affermando Gleison Bremer, che quest’anno sta sbagliando pochissimo. E poi ci sono Alessandro Buongiorno e Giorgio Scalvini, che avranno un ottimo futuro. Li dovremo vedere in una grande squadra per valutarli ma è uno step che devono fare".

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