Una famiglia all'insegna dello sport
Famiglia di sportivi, la sua, e di zii. Il più famoso era Miguel Angel Nadal, stella del Barça e delle furie rosse, gloria di Spagna, 12 titoli nazionali tra cui 5 campionati, e 4 trofei internazionali con una Champions. Il maestro era zio Toni, che aveva dei campi da tennis vicino Majorca. È stato lui a far crescere Rafa da mancino. Ma lo è solo nel tennis. Il resto Nadal lo fa con la destra. Mentre l’amico Carlos Moya, altro maiorchino e n.1, che poi gli ha fatto da coach, è l'esatto contrario: destro nel tennis, mancino nella vita. «Siamo persone buffe, noi di Maiorca». La famiglia lo considerò adulto solo dopo la vittoria al Roland Garros. Fino a quel momento, Rafa aveva seguito la procedura richiesta da casa Nadal per le sue uscite serali: si presentava a papà Sebastian e gli chiedeva il permesso. Usciva con una ragazza del posto, fidanzata con lui sin da bambina. Maria Francisca Perello, Xisca, laureata, oggi moglie di Rafa, organizzatrice nella sua Accademia e madre di Rafael, che da grande, se farà il tennista, avrà uno dei nomi più ingombranti da portare con sé.
Nadal, a scuola da Federer
Vinto quel primo Roland Garros, Rafa pensò che fosse giunta l’ora di imparare a giocare sull’erba. L’idea era quella di farsi istruire da Federer. Decise di chiedergli consiglio, ma gli mancò il coraggio. Delegò allora uno dei manager dell’Atp, amico di entrambi, Vittorio Selmi. Così, Vittorio andò a parlamentare con Roger, gli spiegò tutto, compresi gli imbarazzi del giovane Rafa e Federer architettò subito lo scherzo. Attese che Nadal fosse nello spogliatoio, disse a Selmi di farsi trovare lì, ed entrò sbattendo la porta. Si rivolse a Vittorio, seduto di fianco a Rafa… «Allora, chi è questo rompiscatole con cui devo giocare?». Rafa cominciò a dimezzarsi, a diventare sempre più piccolo, mentre Roger continuava a starnazzare e a inveire. Alla fine, dal grumo che poco prima era ancora Nadal si sollevò un dito e una voce esile riuscì a dire… «Veramente, sarei io». Lo scherzo finì fra risate e abbracci, con Federer e Nadal in campo ad allenarsi insieme. Imparò così bene, Rafa, che alla terza finale sull’erba consecutiva contro Federer, nel 2008, riuscì a batterlo, in un match che fece Storia. Due set avanti Rafa, poi il riaggancio, infine una quinta frazione simile a uno scrigno ricco di gioielli decisa da un break al quindicesimo game. Cambiava tutto, ora il tennis era nelle mani di Nadal. Lo sport è scritto dai vincitori, e Rafa aveva conquistato Parigi e Wimbledon nella stessa stagione, mentre Roger aveva dovuto rinunciare al record dei sei titoli consecutivi sull’erba, uno più di Borg. Ma era una Storia destinata a cambiare ancora. Federer tornò a vincere negli Slam, e a Wimbledon, e negli ultimi anni anche a battere Rafa come non gli era mai capitato in passato. E nella disputa s’inserì Novak Djokovic, che forse i due all’inizio sottovalutarono. Oggi il record degli Slam, 24, è suo.