Sinner, inizia il regno. Dal gossip al furto in campo: più forte di tutto

Dal trionfo in Australia in avanti ha superato esami di ogni genere, in campo e fuori, non cambiando mai atteggiamento e qualità di gioco

Ci sono mille modi di essere numero uno, re del proprio mondo. E Jannik Sinner ha scelto il più pulito e diretto. Democratico fuori campo, impietoso dentro. Tanto da far apparire del tutto naturale la sua ascesa al trono. Perché Sinner ha oltre 11mila qualità, tante quante i punti conquistati nell’anno tennistico. Predestinato, o quantomeno previsto da tutti fin da quando era ragazzo e il coach e mentore Riccardo Piatti aveva deciso di non fargli girare il mondo per tornei giovanili, cogliendone probabilmente un’età mentale superiore a quella anagrafica. E dall’ingresso nel circuito è stata crescita costante, vertiginosa dopo aver rotto il cordone ombelicale con Piatti stesso per affidarsi a Simone Vagnozzi e poi affiancargli Darren Cahill. Esempio di autodeterminazione. Avvisaglie che il primato potesse arrivare anche prima del previsto c’erano state nel finale della scorsa stagione. Dalla vittoria su Medvedev a Pechino, fino all’epilogo delle Atp Finals torinesi, arrendendosi a Djokovic dopo averlo battuto nei gironi, al trionfo in Davis grazie alla sua cruciale vittoria in rimonta e annullando 3 match point consecutivi ancora a Nole.

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2024 trionfante per Sinner

Ma il suo inizio di 2024 è un tornado che si abbatte sul circuito. Un Australian Open da protagonista assoluto, sconfiggendo di nuovo Djokovic e di fatto facendo capire alla leggenda che il tempo sta scorrendo più veloce di quanto avesse previsto a Belgrado. La finale contro Medvedev il primo di quattro capitoli da imprimere nella memoria. Questo in rimonta, poi in semifinale a Miami da dittatore in campo. E dopo la sconfitta a Wimbledon causata da mille motivi, ecco la rivincita più gustosa, ancora sul cemento, a New York . Ma è bene riavvolgere il nastro al rientro in Italia dal trionfo che ha riportato uno Slam nel nostro Paese quasi 47 anni dopo Adriano Panatta. Una conferenza stampa affollatissima a Roma in cui Jannik mostra la sua qualità umana ricordando ancora una volta l’importanza della sua famiglia nella crescita e nell’acquisizione di valori che spesso oggi sembrano passare in secondo piano. E la considerazione sull’uso dei social “dove non c’è la verità”. Poi il ricevimento al Quirinale dal presidente della Repubblica Mattarella per il trionfo in Davis. E di nuovo in campo a vincere con la naturalezza di chi non ha staccato la spina dal tennis. A Rotterdam. E poi la campagna Usa: semifinale a Indian Wells, un’altra Coppa a Miami.

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Una stagione difficile

Primo esame extra campo: la notizia della nuova relazione con Anna Kalinskaya, che mette Jannik al centro del gossip. E poco dopo il secondo esame, quello fisico, un infortunio all’anca che preoccupa. Ma soprattutto la capacità di celare il problema maggiore, la positività (in quantità infinitesimale, chiaramente involontaria vista al percentuale). Mesi di ansia, che possono incidere anche sui malanni ricorrenti alla gola. Tornei saltati per l’infortunio: Roma compresa, che anelava l’arrivo. Nel mezzo un furto subito in campo, punto e semifinale concessi dal giudice a Tsitsipas a Montecarlo. Ma al Roland Garros è incornato re, nonostante la sconfitta in una combattutissima semifinale contro Alcaraz, il duellante del presente e del futuro. Più sanguigno e discontinuo di lui. In questo caos Sinner dimostra di essere il n. 1 destinato a durare. Testa sempre lucida e non soltanto in campo. Controllo delle emozioni, senza lasciarle trasparire all’esterno. Cede nei quarti a Medvedev sui prati di Wimbledon dopo aver alzato la Coppa sull’erba di Halle. Deve saltare i Giochi di Parigi che voleva assolutamente. Ma osservando la bollitura dei big post Olimpiade, forse è stato un bene. Certo, ha avuto l’effetto di un ricostituente l’assoluzione piena nel caso Clostebol. Anche se per l’incidente Sinner decide di salutare due membri del super staff, il preparatore Ferrara e il fisio Naldi, professionista che gli aveva messo a posto la caviglia infortunata nel 2022.

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Il trionfo a New York

Jannik toglie la ruggine dagli ingranaggi a Montreal, pur cedendo a Rublev. Si vendica di Andrey a Cincinnati dove conquista un altro 1000. E poi la cavalcata trionfale di Flushing Meadows, un crescendo costante, mostrando ogni volta, la capacità di vincere pure non giocando al meglio, ma elevando il livello in ogni punto importante, fondamentale. La caratteristica del fuoriclasse. Sinner è stra ambizioso, ma non pare ancora un ossessionato dalla vittoria, dice aperto che nella vita c’è pure altro e che l’ha capito meglio in questi mesi. Eppoi la sua correttezza e semplicità piace a tutti i colleghi. In un circuito così verticistico, tanti sono gli amici veri. Nessuno infatti ha sollevato dubbi sul caso doping risolto. Tutte le qualità sommate fanno pensare che il regno di “Jannik I” possa essere lungo e solare, una monarchia illuminata. E se ci fate caso, non abbiamo parlato del suo tennis scoppiettante, arricchito da variazioni. Siccome il servizio è l’unico colpo su cui l’avversario non incide, nonché migliorabile col lavoro (ricordate Djokovic), ebbene il meglio deve ancora venire.

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Ci sono mille modi di essere numero uno, re del proprio mondo. E Jannik Sinner ha scelto il più pulito e diretto. Democratico fuori campo, impietoso dentro. Tanto da far apparire del tutto naturale la sua ascesa al trono. Perché Sinner ha oltre 11mila qualità, tante quante i punti conquistati nell’anno tennistico. Predestinato, o quantomeno previsto da tutti fin da quando era ragazzo e il coach e mentore Riccardo Piatti aveva deciso di non fargli girare il mondo per tornei giovanili, cogliendone probabilmente un’età mentale superiore a quella anagrafica. E dall’ingresso nel circuito è stata crescita costante, vertiginosa dopo aver rotto il cordone ombelicale con Piatti stesso per affidarsi a Simone Vagnozzi e poi affiancargli Darren Cahill. Esempio di autodeterminazione. Avvisaglie che il primato potesse arrivare anche prima del previsto c’erano state nel finale della scorsa stagione. Dalla vittoria su Medvedev a Pechino, fino all’epilogo delle Atp Finals torinesi, arrendendosi a Djokovic dopo averlo battuto nei gironi, al trionfo in Davis grazie alla sua cruciale vittoria in rimonta e annullando 3 match point consecutivi ancora a Nole.

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