L'addio che sorprende
L’ha sorpresa, invece, la vicenda che ha riguardato Szczesny?
"Sì, molto. Il polacco ancora lo scorso anno si era dimostrato estremamente affidabile, non pensavo che la società fosse disposta a rinunciare a lui e a voltare pagina in porta. Mentre mi hanno sorpreso meno le successive decisioni personali…".
Agli occhi di un portiere sceso in campo fino a 41 anni non stride la scelta di un collega di ritirarsi a 34 soltanto?
"Ma no, non per forza. Szczesny era ancora in grado di competere ai massimi livelli, per quanto mi riguarda, ma è inevitabile che poi subentrino altre valutazioni: dipende da cosa uno sente dentro, dalle questioni familiari. La necessità di cambiare improvvisamente ambiente può aver inciso sulla decisione".
Tra pochi giorni ripartirà anche la Champions League: che aspettative ha nei confronti delle italiane?
"Aspettative importanti, sono convinto che possano recitare un ruolo da protagoniste. L’Inter resta quella con i riflettori puntati addosso, perché è già collaudata ai massimi livelli, ma anche la nuova Juventus può adattarsi bene al contesto europeo. E attenzione all’Atalanta: ha avuto qualche problema, tra questioni di mercato e infortuni, ma ormai ci ha abituato a far bene anche fuori dall’Italia".
Ecco, l’Italia: da ex commissario tecnico della Nazionale, per concludere, come ha visto gli azzurri in Nations League?
"La ripartenza dopo l’Europeo è stata incoraggiante. Ho visto una squadra molto cambiata, anche nel modo di stare in campo. Più consapevole, più quadrata. Le premesse sono positive, ora occorre proseguire su questa strada: un altro fallimento nella rincorsa ai Mondiali sarebbe senza mezzi termini una tragedia".
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