Zoff: “Molto sorpreso dalla scelta Juve. I giovani? C’è chi si riempie la bocca”

Il leggendario numero 1 è ottimista sulla stagione che attende la squadra bianconera, anche se non nasconde l’amarezza per un addio: “Motta può crescere ancora tanto a livello di gioco”

Una leggenda, in campo, da 844 presenze nei club e 112 in Nazionale, una dopo l’altra fino a 41 anni suonati. Sei scudetti con la Juventus, tra le altre cose. Il Mundial ‘82 con l’Italia, tra i tanti titoli. E poi la Coppa Uefa da tecnico dei bianconeri, tra i successi in panchina. Il periodo da allenatore-presidente alla Lazio, singolare combo riservata a pochi oltre a lui, come quel posto d’onore al tavolo del presidente Pertini sul volo di rientro dal trionfo in Spagna. Dino Zoff, oggi, a 82 anni, non si perde una partita in televisione. E i suoi punti di vista sull’attualità sono tanti quante le vite vissute nel mondo del pallone.

Dino Zoff, siamo soltanto alle prime battute della stagione: si è già fatto un’idea della nuova Juventus targata Thiago Motta?

"La sensazione, per quanto ancora parziale, è sinceramente molto positiva. Certo, nell’ultima uscita contro la Roma è mancata un po’ di brillantezza per portare a casa il risultato. Ma sono rimasto impressionato soprattutto dalla semplicità espressa dai bianconeri".

Cosa intende, esattamente, per semplicità?

"Non è una questione che riguarda i risultati o la facilità con cui siano maturate le prime due vittorie, anche perché la Juventus non è stata del tutto dominante nemmeno in casa con il Como. Ha lasciato sfogare l’avversaria, ha aspettato il momento giusto per attaccare gli spazi. Però si è sempre dimostrata padrona della situazione, rischiando nulla in fase difensiva e poi colpendo al momento giusto. È un concetto, più che altro, relativo alla naturalezza, quasi alla nonchalance, con cui sono arrivate quelle due rotonde affermazioni".

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L'operato di Giuntoli

Il gioco espresso dai bianconeri l’ha subito convinta?

"La mano di Thiago Motta è già abbastanza evidente nello sviluppo della manovra, per carità. Ma la Juventus non mi è ancora parsa al cento per cento, da quel punto di vista: mi aspetto una crescita, a livello di gioco, nelle prossime settimane".

Il campionato, intanto, ha espresso le prime indicazioni di fine estate: nella sua testa c’è una griglia delle favorite per lo scudetto?

"Metto l’Inter davanti a tutte, senza dubbio: la rosa dei nerazzurri è la più attrezzata in Italia e sono ripartiti da dove avevano lasciato. Ma credo che la lotta possa essere aperta a diverse squadre, tra le quali anche il Milan e il Napoli: la loro stagione è iniziata con qualche disavventura, ma si tratta di progetti nuovi e dispongono di tutto il tempo per piazzarsi stabilmente ai vertici. Lì dove mi aspetto anche la Juventus, naturalmente. I bianconeri vanno annoverati ogni anno tra i candidati allo scudetto quasi, per definizione, e a maggior ragione dopo gli ultimi colpi di mercato".

A proposito, come valuta l’operato del direttore Giuntoli in estate?

"È stato un mercato frizzante, sono arrivati nomi importanti e le aspettative sono cresciute. Ora, però, i volti nuovi dovranno essere giudicati dal campo: finora si sono visti troppo poco per trarre delle indicazioni. E questo, in qualche modo, depone a favore del lavoro di Thiago Motta: gli spunti più intriganti, finora, sono arrivati da chi già era in organico lo scorso anno, a riprova della bontà del suo operato in estate".

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La benedizione a Di Gregorio

Finora grandi protagonisti sono stati i giovani: un fuoco di paglia o un trend destinato a essere confermato, secondo lei?

"Yildiz e gli altri ragazzi stanno dimostrando di avere prospettive importanti, questo è quello che più conta. Sento tanta gente riempirsi la bocca di belle parole sull’impiego dei giovani, ma la realtà è che ha senso che scendano in campo soltanto se dispongono di qualità sopra la media. E i giocatori che stanno uscendo dal vivaio della Juventus sono solidi: va riconosciuto un grande merito al lavoro del club negli ultimi anni sul settore giovanile e sullo scouting".

Capitolo portieri, inevitabilmente: l’acquisto di Di Gregorio ha l’approvazione di Zoff?

"Mi ha fatto un’ottima impressione a Monza, negli ultimi due anni, quindi per me è un grande sì. La base tecnica c’è, la gavetta alle spalle anche".

Forse manca l’esperienza ad alto livello, a dispetto dei 27 anni…

"Ma non mi preoccupa, il portiere in questo senso è un ruolo a sé: le conclusioni difficili le ricevi in Serie B come in Serie A. Se si è bravi tra i pali, lo si è in tutte le categorie".

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L'addio che sorprende

L’ha sorpresa, invece, la vicenda che ha riguardato Szczesny?

"Sì, molto. Il polacco ancora lo scorso anno si era dimostrato estremamente affidabile, non pensavo che la società fosse disposta a rinunciare a lui e a voltare pagina in porta. Mentre mi hanno sorpreso meno le successive decisioni personali…".

Agli occhi di un portiere sceso in campo fino a 41 anni non stride la scelta di un collega di ritirarsi a 34 soltanto?

"Ma no, non per forza. Szczesny era ancora in grado di competere ai massimi livelli, per quanto mi riguarda, ma è inevitabile che poi subentrino altre valutazioni: dipende da cosa uno sente dentro, dalle questioni familiari. La necessità di cambiare improvvisamente ambiente può aver inciso sulla decisione".

Tra pochi giorni ripartirà anche la Champions League: che aspettative ha nei confronti delle italiane?

"Aspettative importanti, sono convinto che possano recitare un ruolo da protagoniste. L’Inter resta quella con i riflettori puntati addosso, perché è già collaudata ai massimi livelli, ma anche la nuova Juventus può adattarsi bene al contesto europeo. E attenzione all’Atalanta: ha avuto qualche problema, tra questioni di mercato e infortuni, ma ormai ci ha abituato a far bene anche fuori dall’Italia".

Ecco, l’Italia: da ex commissario tecnico della Nazionale, per concludere, come ha visto gli azzurri in Nations League?

"La ripartenza dopo l’Europeo è stata incoraggiante. Ho visto una squadra molto cambiata, anche nel modo di stare in campo. Più consapevole, più quadrata. Le premesse sono positive, ora occorre proseguire su questa strada: un altro fallimento nella rincorsa ai Mondiali sarebbe senza mezzi termini una tragedia".

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Una leggenda, in campo, da 844 presenze nei club e 112 in Nazionale, una dopo l’altra fino a 41 anni suonati. Sei scudetti con la Juventus, tra le altre cose. Il Mundial ‘82 con l’Italia, tra i tanti titoli. E poi la Coppa Uefa da tecnico dei bianconeri, tra i successi in panchina. Il periodo da allenatore-presidente alla Lazio, singolare combo riservata a pochi oltre a lui, come quel posto d’onore al tavolo del presidente Pertini sul volo di rientro dal trionfo in Spagna. Dino Zoff, oggi, a 82 anni, non si perde una partita in televisione. E i suoi punti di vista sull’attualità sono tanti quante le vite vissute nel mondo del pallone.

Dino Zoff, siamo soltanto alle prime battute della stagione: si è già fatto un’idea della nuova Juventus targata Thiago Motta?

"La sensazione, per quanto ancora parziale, è sinceramente molto positiva. Certo, nell’ultima uscita contro la Roma è mancata un po’ di brillantezza per portare a casa il risultato. Ma sono rimasto impressionato soprattutto dalla semplicità espressa dai bianconeri".

Cosa intende, esattamente, per semplicità?

"Non è una questione che riguarda i risultati o la facilità con cui siano maturate le prime due vittorie, anche perché la Juventus non è stata del tutto dominante nemmeno in casa con il Como. Ha lasciato sfogare l’avversaria, ha aspettato il momento giusto per attaccare gli spazi. Però si è sempre dimostrata padrona della situazione, rischiando nulla in fase difensiva e poi colpendo al momento giusto. È un concetto, più che altro, relativo alla naturalezza, quasi alla nonchalance, con cui sono arrivate quelle due rotonde affermazioni".

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