Nel dare forma continua a quel gioco degli specchi che fa da filo conduttore alla gran parte dei match, il tennis cerca da sempre il proprio aspetto esteriore, poco importa se lo stesso possa avere valore per una sola stagione, per un decennio o per un periodo ancora più lungo. I tennisti si guardano, si confrontano, apprendono l’uno dall’altro, e come sempre sono i molto forti a dettare gli stili di gioco, finendo per dare la loro impronta tecnica e anche tattica agli anni che li vedranno primeggiare. Si formano così anche le cordate, che segnalano l’appartenenza allo stile di gioco dell’uno o dell’altro dei campioni. Fu Borg il primo in Era Open a porsi a capo di una estesa filiera di giovani che tentavano di farsi largo con i colpi che all’Orso svedese venivano naturali. A Roma li chiamavano i Borghetti, mutuando il nome da un caffè liquoroso che si vendeva (e si vende ancora) negli stadi. Esistevano anche gli “inimitabili”, e McEnroe che sembrava tenere la racchetta con tre dita, e serviva rivolto con il corpo al campo vicino, fu certo fra questi. Ma in generale non è con l’imitazione di gesti e movenze che si fa strada in uno sport che ogni protagonista ha il diritto di interpretare a modo proprio.
Dimitrov e la lezione di Federer
Per un Dimitrov che da giovane si riteneva l’unico possibile continuatore dell’opera di Federer, grazie a un gioco se non identico quanto meno sovrapponibile a quello di Sua Grandiosità, c’era un Federer stesso, in carne e ossa, pronto a ricordargli come l’armamentario dei colpi fosse solo una parte del tutto, mentre ciò che faceva realmente la differenza appartenesse a sfere più personali, nelle quali si mischiavano studio, personalità, esperienza e molto altro ancora. Lo superò sette volte di seguito, prima che il bulgaro imparasse a costruire il suo tennis intorno alla propria personalità. Diversa l’emulazione, che offre una condizione di libertà sostanziale, pur tenendo conto dei fattori di rischio emulativo che la psicologia ha rilevato ormai da tempo. Emulare una delle attuali star del circuito, è un processo fondamentale, attraverso cui ci si identifica con il personaggio per far proprie le sue migliori qualità. Il corto circuito nasce in questo caso dall’immedesimazione, che se totale finirebbe per creare un clone, e con ogni probabilità un mostro.
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