La filiera Sinner
Uno lo abbiamo da poco conosciuto in Coppa Davis, il brasiliano Joao Fonseca, diciotto anni appena compiuti (è del 2006), numero 154 del ranking Atp. Il piccolo Sinner, lo chiamano così in Brasile. Un ragazzino di buonissime speranze, che un po’ al Sinner originale somiglia. Per i capelli castani tendenti al rossiccio e la faccia seria, da bravo ragazzo. "Anche per le gambe, che sono magre, e spero un po’ per il mio gioco… Non vorrei che il paragone fosse solo fisico", dice lui, affatto preoccupato dal raffronto così ardito. A Casalecchio se l’è vista con Berrettini, che lo ha stordito nel primo set, ma nel secondo Fonseca lo ha tenuto in bilico, a lungo. Poi ha battuto facile il belga Collignon, e l’olandese Van de Zandschulp, che veniva dalla vittoria su Alcaraz agli US Open. Sempre la Davis ha abbinato a Sinner il belga Alexander Blockx, appena uscito dal percorso juniores, un tipo alto e già capace di ace sopra i 220 orari. Anche lui battuto da Berrettini, ma in tre set e tra mille risvolti pericolosi. Di Sinner ha la rapidità del braccio che colpisce la palla, e il ritmo del suo tennis ha già le cadenze di un rock forsennato. C’è un Sinner anche nella Repubblica Ceca, Jakub Mensik, 19 anni, e uno in Cina, Yunchaokete Bu, 22 anni, razza mongola, gran combattente che però ha scelto l’Accademia di Ferrero in Spagna e si allena con Alcaraz. Da aggiungere alla “filiera Sinner” anche Luciano Darderi e Matteo Arnaldi, pur tra i dovuti distinguo, e uno svizzero di buone speranze, ventunenne al 150 posto del ranking, Jerome Kym. Anche lui riccio con i capelli alti sulla fronte, divisa di ordinanza dei Sinner Boys.