La classifica
Tra l’azzurro e lo spagnolo, però, c’è un abisso. La differenza tra i due è di 4800 punti: Jannik è primo con 11920, Alcaraz lo insegue a 7120. C’è meno divario tra il n°19 di Draper e il n°2 che tra il n°2 e il n°1. Oppure: se quest’anno Sinner non avesse partecipato ad Australian Open, Roland Garros e US Open, i due avrebbero comunque gli stessi punti. Basterebbe questo per spiegare il dominio assoluto del n°1 del mondo, già certo di chiudere la stagione in vetta al ranking per la prima volta. Tuttavia, l’altoatesino può puntare ancora più in alto: se da qui a fine anno non dovesse più perdere Sinner salirebbe a 12830 punti (oltre ad intascare più di 5,5 milioni di dollari tra Bercy e Torino, che gli permetterebbero di sfondare il tetto dei 30 milioni guadagnati in carriera). Un punteggio che sarebbe storico, di poco superiore alla miglior stagione della carriera di Andy Murray, che chiuse il 2016 da n°1 trionfando a Pechino, Shanghai, Vienna, Bercy e Londra, allora sede delle ATP Finals. Soltanto Djokovic, Federer e Nadal ne hanno conquistati di più nell’arco di 52 settimane, tutti e tre con cifre record oltre i 15000 punti. Impresa difficile, quasi impossibile, ma quest’anno Jannik ci ha insegnato che per lui niente è impossibile.