Sinner e il caso doping: “Il fatto che sia arrivato negli Usa lo ha favorito”

L’intervista a Emilio Sanchez, ex numero 7 al mondo: “Jannik ha una mentalità clamorosa, ricorda molto Djokovic"
Sinner e il caso doping: “Il fatto che sia arrivato negli Usa lo ha favorito”© Getty Images via AFP

Emilio Sanchez, ex numero 7 del mondo in singolare e numero 1 in doppio, è in Italia in questi giorni per motivi professionali e per festeggiare i 25 anni di matrimonio. È stato ospite speciale della VTT di Lagnasco al Tennistadium dove ha prima partecipato alla festa di fine estate dei ragazzi della scuola e poi tenuto un clinic ad inviti. Massima la sua motivazione in campo, al pari di quella degli oltre 40 partecipanti, e grande occasione per fare con lui una fotografia dell’attuale movimento del tennis mondiale, partendo da Jannik Sinner e Carlos Alcaraz: «Sono già i protagonisti assoluti della scena e la loro rivalità è destinata a segnare i prossimi anni del tennis internazionale. Un bene per l’intero pianeta tennis e tutto ciò che gli ruota attorno».

Si tratta di due giocatori differenti che sanno esaltare gli appassionati. Con quali caratteristiche dal suo punto di vista?
«Alcaraz ha più soluzioni di gioco, colpi che spesso ti fanno sobbalzare sulla sedia e dire “wow”. Sotto questo punto di vista è più spettacolare di Jannik. L’azzurro però è più solido mentalmente ed è cresciuto molto nell’ultimo anno anche sotto il profilo tecnico. Per il suo approccio al tennis ricorda molto Djokovic. Entrambi sono perfezionisti. Jannik è solidissimo e ha una velocità di palla non comune. Nonostante sia diventato il numero 1 del mondo continua a volersi migliorare e questa è una costante dei campionissimi, vedi proprio Djokovic e “Rafa”. Alcaraz sotto questo profilo deve ancora crescere. Ha dei picchi inarrivabili ma può anche perdere match, come gli è successo agli US Open, accusando dei veri e propri black-out. La sconfitta nella finale olimpica di Parigi ha certo contribuito a fargli perdere un po’ di fiducia. Penso che non si aspettasse di trovare Djokovic così competitivo e capace di resistere al tempo. Jannik non ha cali improvvisi e in ogni caso anche nelle giornate peggiori riesce a rimanere comunque nel match. L’azzurro ha migliorato il servizio e sta introducendo variazioni nel suo gioco che lo completano e gli danno ulteriori armi contro ogni tipo di avversario».

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Il pronostico su Sinner-Fritz

Agli US Open è salito in finale e questa sera giocherà contro Fritz per il secondo titolo Slam dell’anno. Quale il suo pronostico?
«Lo ritengo favorito, anche se Fritz avrà dalla sua parte il pubblico. L’americano è un giocatore che spinge ed è dotato di gran servizio. Mi sembra però che Jannik possieda tutte le armi per metterlo in difficoltà, a partire dalla risposta e soprattutto per il fatto che nei passaggi chiave dei confronti può alzare ancora di più il suo livello».

Jannik è la punta dell’iceberg del tennis italiano. Come spiega questo successo a largo raggio?
«Sinner è un autentico faro per il resto dei giocatori italiani. L’Italia sta vivendo un momento d’oro ma non si tratta di un caso, bensì del risultato del grande lavoro svolto dalla Federazione e dai circoli con i rispettivi staff. Tutto è cresciuto, a partire dagli Internazionali BNL d’Italia, ai tanti tornei ospitati, i Challenger per primi che permettono agli emergenti di costruirsi una classifica importante. Lo spirito di emulazione ha contribuito a far crescere i più giovani. E’ importante non fermarsi ma mi pare che non ci sia nessuna intenzione di farlo. Le risorse economiche derivanti dagli Internazionali e non solo sono state ben utilizzate e distribuite».

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Sinner e la vicenda doping

Jannik ha passato un periodo difficile per la nota vicenda della positività al doping e della sentenza che lo ha riconosciuto innocente. Cosa ne pensa?
«Non deve essere stato facile gestire questi mesi in attesa della decisione. Il tema è delicato ma lui e i suoi avvocati hanno saputo dimostrare subito le cause dell’accaduto. Il fatto che l’ufficialità sia arrivata quando il circuito è in America credo lo abbia favorito. Negli Usa amano lo show e tutto è più ovattato. Il pubblico lo ha sostenuto fin dai primi allenamenti e partita dopo partita Jannik è tornato a sorridere dopo le prime due sfide nelle quali era evidentemente contratto e bloccato, più mentalmente che fisicamente. Ha dimostrato di possedere una grande forza mentale perché ha continuato a giocare e vincere in questo periodo per lui strano, addirittura salire al primo posto del ranking».

Spazio a Lagnasco anche per ricordi personali di Emilio legati all’Italia. Quali i più importanti?
«Ho sempre amato molto il vostro Paese e ho una moglie italiana. Mi sono sempre sentito come a casa e anche in questi giorni ho provato le stesse emozioni».

E le emozioni nel tennis e nello sport fanno la differenza. Un siparietto scherzoso?
«Siamo una famiglia di tennisti e sportivi. Inizialmente la più piccola di famiglia, Arantxa, era conosciuta come la sorella di Emilio. Da quando ha vinto il Roland Garros sono diventato io agli occhi del mondo del tennis…il fratello di Arantxa».

Quale il più grande insegnamento che le è giunto dal tennis e cerca di trasferire agli allievi?
«Imparare a perdere. Aiuta a crescere, come sportivi e come persone. Il tennis è la perfetta metafora della vita».

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Emilio Sanchez, ex numero 7 del mondo in singolare e numero 1 in doppio, è in Italia in questi giorni per motivi professionali e per festeggiare i 25 anni di matrimonio. È stato ospite speciale della VTT di Lagnasco al Tennistadium dove ha prima partecipato alla festa di fine estate dei ragazzi della scuola e poi tenuto un clinic ad inviti. Massima la sua motivazione in campo, al pari di quella degli oltre 40 partecipanti, e grande occasione per fare con lui una fotografia dell’attuale movimento del tennis mondiale, partendo da Jannik Sinner e Carlos Alcaraz: «Sono già i protagonisti assoluti della scena e la loro rivalità è destinata a segnare i prossimi anni del tennis internazionale. Un bene per l’intero pianeta tennis e tutto ciò che gli ruota attorno».

Si tratta di due giocatori differenti che sanno esaltare gli appassionati. Con quali caratteristiche dal suo punto di vista?
«Alcaraz ha più soluzioni di gioco, colpi che spesso ti fanno sobbalzare sulla sedia e dire “wow”. Sotto questo punto di vista è più spettacolare di Jannik. L’azzurro però è più solido mentalmente ed è cresciuto molto nell’ultimo anno anche sotto il profilo tecnico. Per il suo approccio al tennis ricorda molto Djokovic. Entrambi sono perfezionisti. Jannik è solidissimo e ha una velocità di palla non comune. Nonostante sia diventato il numero 1 del mondo continua a volersi migliorare e questa è una costante dei campionissimi, vedi proprio Djokovic e “Rafa”. Alcaraz sotto questo profilo deve ancora crescere. Ha dei picchi inarrivabili ma può anche perdere match, come gli è successo agli US Open, accusando dei veri e propri black-out. La sconfitta nella finale olimpica di Parigi ha certo contribuito a fargli perdere un po’ di fiducia. Penso che non si aspettasse di trovare Djokovic così competitivo e capace di resistere al tempo. Jannik non ha cali improvvisi e in ogni caso anche nelle giornate peggiori riesce a rimanere comunque nel match. L’azzurro ha migliorato il servizio e sta introducendo variazioni nel suo gioco che lo completano e gli danno ulteriori armi contro ogni tipo di avversario».

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