Perché è così amato dai giocatori
Lei è stato allenato da Conte a Siena e insieme avete centrato la promozione in Serie A nella stagione 2010/11. Ci svela qualche segreto del tecnico leccese? «Antonio è un fenomeno e i tanti trofei vinti parlano per lui. Conte è sia allenatore sia gestore. Lavora tantissimo tatticamente sul campo, ma incide al 100% su qualsiasi cosa riguardi la squadra. Non lascia nulla al caso ed è attento a ogni minimo dettaglio. I suoi calciatori ricevono indicazioni su tutto, anche su quello che devono mangiare…».
A Napoli ha dimostrato di saper giocare con più moduli… «L’etichetta di integralista dal punto di vista tattico è un falso storico! Conte ha sempre saputo variare schema da una partita all’altra e all’interno della stessa gara. A Napoli l’ha dimostrato di nuovo, facendo giocare la squadra col 3-5-2 e col 4-2-3-1. Lo definirei un allenatore camaleontico, che preferisce verticalizzare al possesso palla sterile. Le sue squadre sono solide dietro e concrete davanti, ma soprattutto vincenti…».
Tutti i suoi ex giocatori, anche quelli che giocavano meno, parlano benissimo di Antonio Conte. Come fa a essere così amato? «È stato un grande giocatore e questo lo porta a conoscere perfettamente ogni dinamica. Dal primo giorno di ritiro cerca di trasferirti la sua mentalità vincente. Inoltre quello che dice, lo mantiene sempre. È molto chiaro e diretto: non ti prende in giro e questo fa acquisire a Conte tanti punti agli occhi dei giocatori. Inoltre coinvolge tutto il gruppo nelle sue scelte: non guarda in faccia nessuno e anche i big finiscono in panchina, se non rendono. Con lui se non ti alleni al massimo, la domenica non giochi e anche chi scende in campo 5 minuti deve dare l’anima. Antonio poi allontana ed elimina subito le cosiddette ‘mele marce’ dal gruppo, che intorno a lui si compatta diventando granitico».