Buongiorno Campagna, alla vigilia del derby, che consiglio darebbe a Motta?
«Di essere positivo e trasmettere positività alla squadra. Perché, per me, la squadra è in crescita, nonostante i risultati negativi e il pessimismo che aleggia fra gli juventini. Ma io non sono pessimista, vedo una squadra a cui basta poco per trasformare i pareggi in vittorie, ci vuole positività, empatia, un’energia forte che sono sicuro Motta abbia. Non si deve abbattere, deve coinvolgere tutti i giocatori della rosa, deve mandarli in campo come squadra, con gli occhi avvelenati e la leggerezza nell’accettare le sfide. Siamo alla vigilia di un ciclo di ferro che può trasformarsi nella svolta della stagione, perché si sa che le stagioni svoltano in una manciata di partite chiave e quelle partite per la Juventus possono essere proprio le prossime. Serve entusiasmo, energia e compattezza: Motta deve dare fiducia alla squadra, che forse l’ha un po’ persa nell’ultimo mese, deve infondere loro la voglia della sfida. Quella per la quale, anche quando vai in svantaggio non fai mai prevalere l’ansia, ma la volontà di reagire. I giocatori devono pensare alla partita minuto per minuto, una giocata dopo l’altra, senza preoccupazione e devono farlo insieme, all’unisono. Così il ciclo può diventare un filotto di vittorie».
Perché, invece, la Juventus si è fatta rimontare in modo quasi paradossale nelle ultime uscite?
«In questo momento la squadra è fragile psicologicamente e un evento negativo, chessò, la scivolata, il rigore causato, vengono vissuti con un peso maggiore di quello che dovrebbero avere. Accettare la sfida è una questione di leggerezza. Ci sono eventi contrari nella vita o, nel caso dello sport, in una partita: bisogna reagire senza panico e senza pensare alle conseguenze dell’evento accaduto, senza paura di fallire. Questa fragilità è tipica delle squadre più giovani, come è la Juventus in questo momento: quando vanno bene le cose si pensa di aver superato il momento difficile, ma poi appena arriva lo scivolone e non si ha la capacità di reazione. Ecco questo va corretto e, secondo me, Motta può farcela, ha gli strumenti per farlo, deve parlare alla squadra, confrontarsi, aprirsi e farli aprire».