Koopmeiners, la stella di Motta pronta a brillare: a Lipsia per il primo gol Juve

L'olandese arma in più del tecnico per cercare il colpaccio in Germania e continuare a sognare in Champions

Nella cooperativa bianconera del gol, il socio mancante è proprio lui: Koop. Dentro al gioco di parole, c’è la realtà dell’attesa bianconera per il primo gol di Teun Koopmeiners, per il primo gol dell’olandese con la Juventus. Poi, in realtà, va benissimo anche in veste di suggeritore, così come gli è ben riuscito a Genova con la verticalizzazione per il secondo gol di Vlahovic: una soluzione tecnica, quella del filtrante “dritto per dritto”, che alla Juve era diventata merce assai rara per mancanza di interpreti adatti alla bisogna. E dunque non è che la gente si accontenti in attesa del gol: è per davvero confortata dall’aver verificato la disponibilità di una soluzione tattica che completa e rende efficace il possesso palla con la costruzione dal basso a cui sta lavorando con grande soddisfazione Thiago Motta.

Poi, certo, il gol è sempre il gol e la speranza di vedere Koop esultare c’è eccome, tanto più che sabato al Ferraris c’è andato parecchio vicino salvo aver incredibilmente spedito sulla traversa, da due passi, il passaggio di Conceiçao. Errore incredibile, per un giocatore scortato da una tecnica come la sua, che però non ha affatto smontato la fiducia dell’olandese che ai microfoni di Mediaset l’ha ribadito: «Il gol? Ci arrivo! Voglio segnare, ma prima di tutto sono un giocatore che pensa alla squadra. Se Vlahovic ha segnato una doppietta e ha l'occasione per fare il terzo gol, gliela passo comunque a costo di non riuscirci io. Segnerò, prima o poi». E quel tempo, più prima che poi, potrebbe scoccare già questa sera, in occasione del vernissage a Lipsia contro la terza forza della Bundesliga e, dunque, non esattamente un avversario qualsiasi e di sicuro più impegnativo di quel Genoa alle prese con una grave crisi di identità e di interpreti.

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Koopmeiners leader

Eh sì: questa sera, di fronte ai 47 mila della Red Bull Arena (lo stadio di Lispia che pur rimodernato mostra ancora assai evidenti le impronte architettoniche delle passate influenze sovietiche) serviranno le migliori qualità dei bianconeri e, soprattutto, serviranno leader in campo. Una caratteristica, la leadership, che Koop ha già mostrato di possedere in abbondanza e di saper “imporre” con autorevolezza ai compagni già dopo poche settimane di permanenza in bianconero. In campo si fa sentire nel dare indicazioni e se questa caratteristica era già evidente dalle immagini ravvicinate della gare, a Marassi è emerso anche verbalmente in conseguenza del deserto desolante dentro al quale si è giocato: quegli spalti vuoti rimandavano urla, invocazioni, suggerimenti, incitamenti. Soprattutto i suoi: «La mia voce si è sentita tanto? Sì, perché io penso che comunicare in campo sia importante. Quando non aiuti i compagni diventa molto difficile giocare. A Genova forse si è sentito perché non c'era il pubblico: mi dispiace non ci fosse, perché il calcio è più bello con la gente».

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Koopmeiners: "La cosa più importante è la squadra"

E poi sì: è vero che si gioca per far felici i tifosi (a prescindere da vulgate retoriche), ma è altrettanto vero (e forse pure di più) che in campo si va soprattutto per se stessi e per la squadra, per migliorarsi e, in definitiva, per vincere. Un tema che, curiosamente, accomuna la Juventus e il Lipsia: se i primi hanno il “motto della casa” stampigliato pure sul colletto della maglietta, i secondi ce l’hanno scritto pari pari dietro la porta del campo di allenamento. Quindi gente come Koop, programmata e affinata per vincere, aiuta eccome a prendere per mano una squadra in luminosa transizione com’è ora quella bianconera: «Per me la cosa più importante è la squadra, vogliamo vincere in ogni partita. Non eravamo contenti delle tre gare precedenti: abbiamo fatto tante cose bene, ma possiamo farne anche di migliori». A cominciare da questa sera, perché il mantra di Thiago Motta è quello di pensare a una gara dopo l’altra senza sprecare energie nervose con sguardi a lunga distanza. Anche questo è un percorso di crescita che Koopmeiners conosce benissimo, così come conosce l’importanza della sua presenza nella Juventus, una importanza che il tecnico non ha nessuna intenzione di ingabbiare in rigide dinamiche tattiche. È l’arma in più: quella che servirà per mettere in crisi il Lipsia, perché Koopmeiners, dopo la Juve, vuol prendersi la Champions.

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Nella cooperativa bianconera del gol, il socio mancante è proprio lui: Koop. Dentro al gioco di parole, c’è la realtà dell’attesa bianconera per il primo gol di Teun Koopmeiners, per il primo gol dell’olandese con la Juventus. Poi, in realtà, va benissimo anche in veste di suggeritore, così come gli è ben riuscito a Genova con la verticalizzazione per il secondo gol di Vlahovic: una soluzione tecnica, quella del filtrante “dritto per dritto”, che alla Juve era diventata merce assai rara per mancanza di interpreti adatti alla bisogna. E dunque non è che la gente si accontenti in attesa del gol: è per davvero confortata dall’aver verificato la disponibilità di una soluzione tattica che completa e rende efficace il possesso palla con la costruzione dal basso a cui sta lavorando con grande soddisfazione Thiago Motta.

Poi, certo, il gol è sempre il gol e la speranza di vedere Koop esultare c’è eccome, tanto più che sabato al Ferraris c’è andato parecchio vicino salvo aver incredibilmente spedito sulla traversa, da due passi, il passaggio di Conceiçao. Errore incredibile, per un giocatore scortato da una tecnica come la sua, che però non ha affatto smontato la fiducia dell’olandese che ai microfoni di Mediaset l’ha ribadito: «Il gol? Ci arrivo! Voglio segnare, ma prima di tutto sono un giocatore che pensa alla squadra. Se Vlahovic ha segnato una doppietta e ha l'occasione per fare il terzo gol, gliela passo comunque a costo di non riuscirci io. Segnerò, prima o poi». E quel tempo, più prima che poi, potrebbe scoccare già questa sera, in occasione del vernissage a Lipsia contro la terza forza della Bundesliga e, dunque, non esattamente un avversario qualsiasi e di sicuro più impegnativo di quel Genoa alle prese con una grave crisi di identità e di interpreti.

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