Locatelli e l'aneddoto con Bonucci e Chiellini
Come vive a livello emotivo la sera prima della partita? Ci sono suoi colleghi che non prendono sonno, altri che vanno giù sul cuscino come sassi.
«Io sono tranquillissimo, ora ho una consapevolezza diversa. Dormo sempre benissimo. Solo una volta mi è capitato di non riuscire a chiudere occhio: la sera prima della finale europea. Non sono riuscito a riposare manco al pomeriggio prima della sfida della sera. Continuavo ad andare da Giorgio e Leo (Chiellini e Bonucci, ndr) e chiedere loro “Ma è vero che vinciamo?”. Ero entrato in un loop mentale per cui mi continuavo a dire e ripetere “Abbiamo fatto un buon Europeo ma se non vinciamo cosa siamo venuti a fare? E’ un’occasione unica che ci capita nella vita!”. E allora rimbalzavo tra Giorgio e Leo per rifare sempre la stessa domanda. E loro “ Sì, Manuel, vinciamo!”».
Nello sport si sta prendendo sempre più coscienza di quanto sia importante la gestione mentale. Cosa pensa dei mental coach e lei lo utilizza o lo ha mai utilizzato?
«E’ chiaro che è una figura importante. A me piace parlare con uno psicologo che conosco e con cui a volte mi confronto, capita quando non so qual è il modo per reagire a certe situazioni. Io personalmente lo utilizzo unicamente quando avverto la necessità. Molte situazioni le gestisco da solo. Ma a me piace parlare e confrontarmi molto con la mia famiglia e mia moglie. Anche loro sono psicologi per me. Per me è importante sentire il loro parere».
Quando vede i ragazzi della Next Gen o della Primavera allenarsi con voi, coglie diversità in loro rispetto a quando lei aveva 16-18 anni? C’è un salto generazionale a livello di approccio, comportamentale?
«Assolutamente sì. Io mi ricordo che la prima volta che sono andato ad allenarmi con la prima squadra di Allegri del Milan, avevo 16-17 anni, c’erano Kakà, Robinho e c’era più nonnismo. Ora siamo più tranquilli. L’importante è che non venga mai meno il rispetto. E’ giusto mettere il piede in allenamento, rispettando le regole. Però ora è diverso. Noi più grandi dobbiamo pretendere da loro ma in un certo range».