“Motta bravo o un top? Juve di rottura, però se vedi le prime partite…”

Luca Marchegiani e l’avvento di Thiago in bianconero: “Lo status di un allenatore è determinato dalla capacità di ottenere gli stessi risultati giocando ogni tre giorni”

Luca Marchegiani, che Champions sarà?
«È tutto nuovo e bisogna uscire dall’idea che abbiamo avuto fino ad ora perché, molto probabilmente, le squadre con cui ti giochi la qualificazione non sono quelle che affronti nella prima fase. Il fatto di non avere andata e ritorno con la stessa squadra dà comunque importanza al sorteggio perché è innegabile che ci siano campi più ostici e avversarie più difficili da affrontare in trasferta piuttosto che in casa, questo comunque non vale per i club di prima fascia che presentano una qualità tale da annullare il fattore campo».

Qual è tra le nostre squadre quella più europea?
«L’Inter è quella che parte con le maggiori chance di andare avanti, chiaro che sarebbe molto importante arrivare tra le prime otto, ma credo per un’italiana sia difficile piazzarsi così in alto. Detto questo l’Inter, per il livello di calcio che ha dimostrato di aver raggiunto e anche per l’esperienza della finale di due anni fa, mi sembra tra le nostre la squadra più competitiva. Le altre non so: l’Atalanta in Europa ha sempre fatto bene però obiettivamente mi sembra un po’ sotto alle migliori; io pensavo al Milan per le caratteristiche dei giocatori che ha in rosa però non ha ancora dimostrato quanto vale e questo è un problema perché se il Milan non mette a posto la fase difensiva non va da nessuna parte».

Dopo il Venezia, Fonseca è atteso da Liverpool in Champions e quindi dal derby: per lui è già tempo di verdetti?
«Fonseca parte con un peccato originale dato dall’impressione che non sia stato la prima scelta del Milan e quando un allenatore parte con questa premessa è estremamente difficile riuscire a pretendere tempo, non tanto perché la società non glielo darà, ma perché non glielo diamo noi».

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Da Allegri a Thiago Motta

In tal senso, quanto accaduto a Roma non aiuta...
«Quella di Leao e Theo Hernandez penso sia stata più una leggerezza da parte dei due che un ammutinamento. In quel momento non hanno capito le conseguenze che poteva avere quel tipo di atteggiamento e questo è sicuramente è una colpa, ma molto inferiore rispetto ad averlo fatto di proposito contro l’allenatore. Però è anche un problema la buona fede perché in una squadra in costruzione i due giocatori più importanti e probabilmente anche più bravi e carismatici hanno una responsabilità enorme».

Dopo un anno la Juventus torna in Europa: da Allegri a Thiago Motta, bel salto...
«Ed è così perché la squadra ha cambiato tanto, forse tutto. Anche il mercato, in tal senso, è stato di rottura rispetto al passato. Io la aspetto con curiosità la Juventus perché ha fatto vedere grandi potenzialità. A me però piace vedere anche le cose a 360° e va detto che in queste prime partite la Juve ha fatto bene quando ha potuto giocare con le sue peculiarità, per assurdo è vero che si è visto un atteggiamento diverso da parte dei giovani e ci sono cose che fanno vedere un nuovo corso, però se vai a vedere le gare che ha vinto, la Juve le ha vinte in modo molto simile alla vecchia maniera, ovvero recuperando palla nella metà campo avversaria e facendo contropiede. Thiago Motta ha fatto vedere molto di più sull’aspetto difensivo: il fatto di non aver subìto ancora gol è un grande merito, però prima di dire che è completamente un’altra Juve rispetto agli ultimi anni bisogna attendere ancora qualche partita. Certo, lo è già come idee e come progetto».

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Motta, un solo banco di prova

Per Motta con l’alternanza campionato-Champions inizia il tempo degli esami?
«Lo status di un allenatore è determinato proprio dalla capacità di ottenere gli stessi risultati anche allenando i giocatori per rendere in due competizioni a settimana avendo nel menù quasi il doppio delle partite. Io penso che Thiago Motta sia molto bravo e lo ha dimostrato, che sia un allenatore intelligente e anche questo suo voler stupire con delle scelte magari meno scontate rispetto a quelle che faremmo noi è funzionale a quello che è il suo progetto. Per questo sono curioso di capire cosa riesce a ottenere da una squadra che è stata ricostruita a fondo: sono pochissimi gli allenatori in grado di fare risultati al primo anno dopo un cambiamento tanto importante. Questo è il vero banco di prova per dimostrare se un allenatore è bravo oppure è un top, ma si vedrà a fine stagione. Questo non significa che Motta debba per forza vincere, il successo è riportare la Juventus a giocarsi gli obiettivi fino alla fine. Poi si può arrivare secondi o terzi, ma conta il tornare competitivi e se la Juve dovesse riuscirci già quest’anno, chi la allena avrebbe un grande merito. Anche perché non va dimenticato come in squadra ci siano tanti giocatori che non hanno ancora avuto la pressione di indossare quella maglia e questa nel corso della stagione può farsi sentire».

Altra grande novità della Champions sarà il Bologna.
«Il Bologna inanzitutto se la deve godere perché è un traguardo straordinario quello che è stato raggiunto nell’ultimo campionato. Dal sorteggio ha ottenuto un calendario gratificante: gli avversari di prima fascia sono blasonatissimi e sarà un’esperienza fantastica vivere quelle partite lì. Gli avversari di seconda fascia non sono inaffrontabili. Italiano è un allenatore bravo: pure lui deve trovare una quadra perché la squadra non ha convinto in questo inizio di stagione, però con la Fiorentina nelle partite secche ha sempre avuto risposte dalla squadra. Non dimentichiamo poi che ne escono solo otto e agli spareggi il Bologna non solo può, ma deve puntare ad arrivare».

Luca, avesse un euro da scommettere, su chi punterebbe come vincitore della Champions?
«Dico ancora Real Madrid».

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Luca Marchegiani, che Champions sarà?
«È tutto nuovo e bisogna uscire dall’idea che abbiamo avuto fino ad ora perché, molto probabilmente, le squadre con cui ti giochi la qualificazione non sono quelle che affronti nella prima fase. Il fatto di non avere andata e ritorno con la stessa squadra dà comunque importanza al sorteggio perché è innegabile che ci siano campi più ostici e avversarie più difficili da affrontare in trasferta piuttosto che in casa, questo comunque non vale per i club di prima fascia che presentano una qualità tale da annullare il fattore campo».

Qual è tra le nostre squadre quella più europea?
«L’Inter è quella che parte con le maggiori chance di andare avanti, chiaro che sarebbe molto importante arrivare tra le prime otto, ma credo per un’italiana sia difficile piazzarsi così in alto. Detto questo l’Inter, per il livello di calcio che ha dimostrato di aver raggiunto e anche per l’esperienza della finale di due anni fa, mi sembra tra le nostre la squadra più competitiva. Le altre non so: l’Atalanta in Europa ha sempre fatto bene però obiettivamente mi sembra un po’ sotto alle migliori; io pensavo al Milan per le caratteristiche dei giocatori che ha in rosa però non ha ancora dimostrato quanto vale e questo è un problema perché se il Milan non mette a posto la fase difensiva non va da nessuna parte».

Dopo il Venezia, Fonseca è atteso da Liverpool in Champions e quindi dal derby: per lui è già tempo di verdetti?
«Fonseca parte con un peccato originale dato dall’impressione che non sia stato la prima scelta del Milan e quando un allenatore parte con questa premessa è estremamente difficile riuscire a pretendere tempo, non tanto perché la società non glielo darà, ma perché non glielo diamo noi».

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