Motta e i giovani Juve
Infatti l’unico momento in cui si accende lo sguardo di Motta, aprendosi all’emozione autentica, al 26’ della conferenza, ascoltando l’ultima domanda in cui gli si chiede quanto saranno utili i giovani della Next Gen, invitandolo poi a un commento su Adzic. E la sua risposta, seppur sintetica come da Codice Motta, ospita il significativo passaggio «a me non interessa l’età». Già, a lui interessa che chi scende in campo applichi i concetti di gioco che ha a cuore. Aspettiamoci ribaltoni durante la stagione o la partita se sarà necessario, perché Thiago dà la precedenza alle idee di calcio e non ai nomi, o meglio, ai cognomi. Non a caso punta anche sull’attaccamento ai colori della maglia, convinto che chi è cresciuto nel vivaio sia più propenso a dare il massimo del potenziale. Il suo predecessore, Allegri, ha spesso regalato la sensazione di utilizzare i giovani più per mancanza di alternative che per reale convincimento. Non un dettaglio. Come il fatto che Thiago annunci il suo triennio come un “ciclo interessante”, specificando che è arrivato «nel momento migliore».
Frase che solitamente si usa quando si è convinti che è difficile fare peggio, o comunque ci sono tutte le premesse per fare meglio. Sarà molto diversa la sua Juve rispetto all’ultima vista, non solo nella gestione tattica ma anche in quella degli equilibri nello spogliatoio, con la fascia da capitano che potrebbe anche passare di braccio in braccio come accadeva nel suo Bologna. Non una esclusiva di Danilo. Motta, al centro del palcoscenico, non vuole il singolo calciatore, bensì il senso di responsabilità: così forte e trasversale da diventare quasi una persona fisica, l’attore protagonista della Juve. Quando il fluido diventa realtà.