Motta, l’antitesi della Juve di Allegri. E quella domanda che lo emoziona…

Spinto dall’ambizione di imporsi, Thiago nella prima conferenza traccia un profondo solco rispetto al passato

Essenziale al limite dell’asciutto, come quando giocava da regista davanti alla difesa. Così intelligente da non aver bisogno del grande colpo ad effetto per risultare efficace: la giocata giusta la intuisce prima, così basta l’azione semplice. Anche misuratissimo e, forse, un po’ emozionato. Thiago Motta si presenta alla prima conferenza da allenatore bianconero in forma fisica splendida, che poco si discosta da quella che lo accompagnava da calciatore. Aspetto secondario, certo, ma mens sana in corpore sano non è uno slogan fine a stesso: gli antichi romani ci vedevano lungo.

Il tecnico dà il via alla sua nuova era - lo attendono tre anni a Torino - col piglio di chi ha ambizione per carattere ma la sa domare grazie al pensiero freddo. Mister Thiago, a vederlo dietro la consolle bianconera, ricorda i modi di un chirurgo. E se vogliamo, immaginandolo col camice bianco, ha anche le phisique du role di chi sa esattamente dove e come mettere le mani per risolvere problemi non secondari: vietato farsi travolgere dalle emozioni altrimenti sarebbero dolori... Dalle sue parole, mai roboanti, emerge l’idea di una Juventus profondamente diversa da quella recente targata Massimiliano Allegri.

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Una Juve profondamente diversa

Difficile trovare punti di continuità se non nella scontata, ma sempre utile ricordarlo, necessità di dover vincere. E qui Motta sottolinea che sarà uno stimolo in più la pressione e non un problema per lui e la sua squadra, che vuole orgogliosa più che mai. L’italobrasiliano offre il suo pensiero soprattutto tra le righe, con risposte che solo da una lettura veloce possono sembrare dribblanti. In realtà messaggi precisi, destinati a tracciare un solco netto tra il prima e il dopo. Il popolo bianconero può e deve aspettarsi una Juventus profondamente diversa. Dove, tanto per cominciare, non partirà titolare, di base, chi guadagna di più o ha un curriculum da 4/5 stelle, bensì chi interpreta al meglio il suo concetto di calcio.

Del resto per lui solo chi è un vero fenomeno può permettersi di ambire a un ruolo preciso, gli altri devono essere elastici e pronti a interpretare tutte le diverse declinazioni. E così il centrocampista dovrà dimostrare di saper difendere, attaccare, impostare, andare al tiro, servire l’assist. Idem il difensore: non potrà solto pensare a marcare ed evitare di subire gol. Già, iI cosiddetto calcio fluido. Dove i giovani troveranno, se dimostreranno di meritarlo, ampio spazio.

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Motta e i giovani Juve

Infatti l’unico momento in cui si accende lo sguardo di Motta, aprendosi all’emozione autentica, al 26’ della conferenza, ascoltando l’ultima domanda in cui gli si chiede quanto saranno utili i giovani della Next Gen, invitandolo poi a un commento su Adzic. E la sua risposta, seppur sintetica come da Codice Motta, ospita il significativo passaggio «a me non interessa l’età». Già, a lui interessa che chi scende in campo applichi i concetti di gioco che ha a cuore. Aspettiamoci ribaltoni durante la stagione o la partita se sarà necessario, perché Thiago dà la precedenza alle idee di calcio e non ai nomi, o meglio, ai cognomi. Non a caso punta anche sull’attaccamento ai colori della maglia, convinto che chi è cresciuto nel vivaio sia più propenso a dare il massimo del potenziale. Il suo predecessore, Allegri, ha spesso regalato la sensazione di utilizzare i giovani più per mancanza di alternative che per reale convincimento. Non un dettaglio. Come il fatto che Thiago annunci il suo triennio come un “ciclo interessante”, specificando che è arrivato «nel momento migliore».

Frase che solitamente si usa quando si è convinti che è difficile fare peggio, o comunque ci sono tutte le premesse per fare meglio. Sarà molto diversa la sua Juve rispetto all’ultima vista, non solo nella gestione tattica ma anche in quella degli equilibri nello spogliatoio, con la fascia da capitano che potrebbe anche passare di braccio in braccio come accadeva nel suo Bologna. Non una esclusiva di Danilo. Motta, al centro del palcoscenico, non vuole il singolo calciatore, bensì il senso di responsabilità: così forte e trasversale da diventare quasi una persona fisica, l’attore protagonista della Juve. Quando il fluido diventa realtà.

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Ultima giornata alla Continassa

Oggi ultima giornata di lavoro alla Continassa, domani partenza in Baviera per la settimana che la Juventus vivrà nel centro sportivo dell’Adidas e che che culminerà con l’amichevole di venerdì a Norimberga contro la squadra locale. Oggi sono attesi i rientri di Kostic e Milik, quindi gli azzurri Cambiaso e Gatti mentre Chiesa è dispensato in quanto ha ottenuto un permesso matrimoniale: si sposa domani. Federico tornerà dunque ad allenarsi per metà della prossima settimana ma non in Germania, bensì alla Continassa dove dovrebbe trovare anche Milik che sta completando il recupero dopo l’intervento al menisco e forse Kostic, reduce dal ko al ginocchio subito all’Europeo. Non è ancora previsto il ritorno di Szczesny che è di fatto sul mercato e sta vagliando alcune proposte. Su di lui c’è sempre il Monza ma anche un nuovo club arabo. Dopo che l’Al Nassr ha deciso di tesserare Bento, ecco ora spuntare l’interesse concreto dell’Al Ittihad. Il calendario dei test prevede dopo l’amichevole col Norimberga, la sfida al Brest il 3 agosto a Pescara alle 21, il match in famiglia che la Juventus disputerà all’Allianz il 6 agosto contro una mista Next Gen/Primavera (calcio d’inizio alle 18.30) e la partita dell’11 agosto a Goteborg contro l’Atletico Madrid alle 15. 

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Essenziale al limite dell’asciutto, come quando giocava da regista davanti alla difesa. Così intelligente da non aver bisogno del grande colpo ad effetto per risultare efficace: la giocata giusta la intuisce prima, così basta l’azione semplice. Anche misuratissimo e, forse, un po’ emozionato. Thiago Motta si presenta alla prima conferenza da allenatore bianconero in forma fisica splendida, che poco si discosta da quella che lo accompagnava da calciatore. Aspetto secondario, certo, ma mens sana in corpore sano non è uno slogan fine a stesso: gli antichi romani ci vedevano lungo.

Il tecnico dà il via alla sua nuova era - lo attendono tre anni a Torino - col piglio di chi ha ambizione per carattere ma la sa domare grazie al pensiero freddo. Mister Thiago, a vederlo dietro la consolle bianconera, ricorda i modi di un chirurgo. E se vogliamo, immaginandolo col camice bianco, ha anche le phisique du role di chi sa esattamente dove e come mettere le mani per risolvere problemi non secondari: vietato farsi travolgere dalle emozioni altrimenti sarebbero dolori... Dalle sue parole, mai roboanti, emerge l’idea di una Juventus profondamente diversa da quella recente targata Massimiliano Allegri.

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