Essenziale al limite dell’asciutto, come quando giocava da regista davanti alla difesa. Così intelligente da non aver bisogno del grande colpo ad effetto per risultare efficace: la giocata giusta la intuisce prima, così basta l’azione semplice. Anche misuratissimo e, forse, un po’ emozionato. Thiago Motta si presenta alla prima conferenza da allenatore bianconero in forma fisica splendida, che poco si discosta da quella che lo accompagnava da calciatore. Aspetto secondario, certo, ma mens sana in corpore sano non è uno slogan fine a stesso: gli antichi romani ci vedevano lungo.
Il tecnico dà il via alla sua nuova era - lo attendono tre anni a Torino - col piglio di chi ha ambizione per carattere ma la sa domare grazie al pensiero freddo. Mister Thiago, a vederlo dietro la consolle bianconera, ricorda i modi di un chirurgo. E se vogliamo, immaginandolo col camice bianco, ha anche le phisique du role di chi sa esattamente dove e come mettere le mani per risolvere problemi non secondari: vietato farsi travolgere dalle emozioni altrimenti sarebbero dolori... Dalle sue parole, mai roboanti, emerge l’idea di una Juventus profondamente diversa da quella recente targata Massimiliano Allegri.