Vlahovic, retroscena Juve: extra estivi e l'esercitazione mirata di Allegri

Un ritrovato bomber dalla perfetta media realizzativa: 4 partite disputate e 4 reti realizzate. La versione tirata a lucido di DV9 va oltre una confortante condizione fisica

TORINO - Eccolo qua, il “nuovo” Dusan Vlahovic. Un ritrovato bomber dalla perfetta media realizzativa: quattro partite disputate e quattro reti realizzate. L’aggettivo tra virgolette, in attesa di ulteriori riscontri oltre un avvio di stagione che storicamente sorride alla punta serba, si sta però arricchendo di inedite sfumature. Perché la versione tirata a lucido di DV9, trascinatore nel senso stretto del termine nei primi 360’ stagionali della Juventus, va oltre una confortante condizione fisica, all’indomani dei patemi vissuti a causa di un fastidio subdolo come la pubalgia.

Fino a quattro giorni fa, infatti, il 23enne di Belgrado aveva segnato appena otto gol di destro, il fondamentale meno appuntito dell’arsenale balcanico, a fronte dei cinquantasette timbri di mancino e delle dodici marcature di testa. La doppietta con cui ha piegato la resistenza di una diretta concorrente ai vertici della graduatoria come la Lazio, però, è arrivata proprio attraverso un micidiale uno-due con il piede debole. Anzi, a proposito di virgolette: meglio definirlo “debole”, vista la pregevole fattura – in entrambe le circostanze – delle marcature che hanno esaltato il popolo dello Stadium nell’ultima recita casalinga.

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Vlahovic il perfezionista

Il “nuovo” Vlahovic, insomma, non è soltanto il talento che si sta ritrovando dopo aver stretto un’amicizia un po’ troppo stretta con l’infermeria. Il “nuovo” Vlahovic è un attaccante più completo, dunque più consapevole e più predisposto a colpire. E il merito, innanzitutto, è suo. Tra pregi e difetti caratteriali finora emersi, infatti, nel primo elenco spicca per certo un esasperato perfezionismo, tratto che lo porta a essere sempre l’ultimo ad abbandonare il campo a fine allenamento. E a non lasciare nulla al caso nemmeno in estate, nella cosiddetta off season, quando in Serbia si affida alle cure del preparatore personale Uros Domazet.

Proprio nelle strutture di Belgrado, a luglio, Vlahovic ha svolto specifiche sedute per trasformare in virtù i propri punti deboli, lavorando per sistemare gli acciacchi fisici prima di presentarsi al raduno bianconero e per migliorare i fondamentali meno nobili.

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Allegri e gli allenamenti a piedi invertiti

La sua voglia di migliorarsi costantemente, una volta rientrato a Torino, si è poi sposata alla perfezione con il credo di Allegri, che già nel precedente anno e mezzo aveva battuto sul tasto di un Vlahovic tecnicamente sempre più ricco. Così, dopo aver lasciato la Fiorentina, il serbo classe 2000 si era scoperto capace non soltanto di attaccare la profondità o di muoversi in area di rigore, ma anche di smistare la sfera, spalle alla porta, rinculando fin sulla trequarti. E ora sta prendendo coscienza di avere un destro potenzialmente letale quanto l’amato mancino. "Ai miei tempi si facevano le partitelle a piede invertito, per migliorare. Adesso? Adesso si fa uguale", ha nicchiato, sornione, Allegri dopo i tre punti incamerati di fronte a Sarri. Anche grazie al destro di Vlahovic, fioretto in occasione dell’immediato vantaggio e spada nel fissare il definitivo 3-1.

Il futuro di Vlahovic

Anche da questi dettagli, tutt’altro che secondari, si giudica un giocatore. E anche grazie a questi dettagli, oggi, alla Continassa si ripensa decisamente con meno rimpianto allo scambio estivo sfumato con Lukaku. Lo sguardo, anzi, è ora ben fisso verso l’orizzonte: la scadenza di contratto del serbo potrebbe presto essere rivista oltre il 2026 attuale e, non a caso, l’agente Ristic negli ultimi giorni è stato pizzicato a Torino...

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Fino a quattro giorni fa, infatti, il 23enne di Belgrado aveva segnato appena otto gol di destro, il fondamentale meno appuntito dell’arsenale balcanico, a fronte dei cinquantasette timbri di mancino e delle dodici marcature di testa. La doppietta con cui ha piegato la resistenza di una diretta concorrente ai vertici della graduatoria come la Lazio, però, è arrivata proprio attraverso un micidiale uno-due con il piede debole. Anzi, a proposito di virgolette: meglio definirlo “debole”, vista la pregevole fattura – in entrambe le circostanze – delle marcature che hanno esaltato il popolo dello Stadium nell’ultima recita casalinga.

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