Fare bene il proprio lavoro senza stare troppo sotto i riflettori è stato anche il mantra di Calori, ma a cavallo tra il '99 e il 2000 per due volte lei finì sulla ribalta per motivi opposti...
«L'anno prima di quel gol ci fu chi mi indicò come il pentito del calcio italiano che scrisse una lettera a "Famiglia Cristiana" dicendo di essersi venduto una partita. Ho querelato e avuto dei risarcimenti. Non so ancora perché spuntò il mio nome, forse perché ero il capitano dell'Udinese che si era inserita improvvisamente nella lotta per l'Europa occupando il posto di qualche grande squadra e probabilmente davamo fastidio».
Anche il gol di Perugia pensa che alla lunga le abbia portato più penalizzazioni che riconoscimenti?
«Bah, a volte mi chiedo perché dopo aver portato il Portogruaro ad una storica promozione in Serie B e preso in mano il Brescia dai playout conducendolo ai playoff, rimasi all'improvviso senza squadra, nessuno che mi cercava più. E perché in quasi 20 anni di carriera da allenatore non abbia mai avuto la chances di farlo in Serie A. In certi momenti fai pensieri strani e temi che qualcuno abbia voluto fartela pagare, ma così come mi vengono questi pensieri li scaccio via perché sono abituato a guardare sempre avanti, non cerco colpevoli bensì soluzioni e nuove possibilità dato che sono ancora giovane e posso allenare per molti altri anni».