“Fedez, mi muovo anche con l’Inter”: Lucci, i pestaggi e le amicizie vip

Ultrà e imprenditore, è stato l’ideatore del patto per controllare il Meazza e ha ispirato le scelte degli interisti

L’inchiesta “Doppia Curva” della Procura di Milano, scattata lunedì 30 settembre con l’arresto di 19 ultras fra i vertici della Curva Nord e Curva Sud, ha evidenziato in particolare un aspetto: se dalla parte nerazzurra c’erano più profili a dividersi il potere, da Marco Ferdico ad Andrea Beretta, da Antonio Bellocco (ucciso il 4 settembre dallo stesso Beretta) ai “veterani” Giuseppe Caminiti e Renato Bosetti; sul lato rossonero c’è un uomo più di altri solo al comando, Luca Lucci. È lui che da anni guida la Sud, dopo aver raccolto l’eredità del leader storico Giancarlo Capelli, conosciuto come il “Barone”, e Giancarlo Lombardi, detto “Sandokan”. Dalle indagini svolte dal gip Santoro e i pm Storari e Ombra, si evince come Lucci, nonostante diverse condanne e l’impossibilità spesso di essere allo stadio, fosse ancora il centro di gravità degli ultras al secondo anello blu.

Conosciuto nell’ambiente ultras con i soprannomi “Joker”, “Toro” e “Belva Italia”, Lucci, 42 anni, è sposato e residente a Scanzorosciate in provincia di Bergamo. Fra le sue attività extra stadio, le società Kobayashi srl (aperta nel 2017 per la gestione di locali e l’organizzazione di eventi) e Italian Ink, franchising di barberia e tatuaggi - frequentato da vip come Lazza, Andrea Damante, Fedez e da esponenti della Curva Nord come Ferdico - con 10 sedi fra Bresso, Brussero, Cologno Monzese, Franciacorta, Garda, Milano, Monza, Novate, Riccione e Rosate. Lucci è il leader della Sud dal 2009, quando, subentrato a Lombardi allontanato dalla curva per varie vicende giudiziarie, crea il gruppo unico “Curva Sud Milano”. I suoi tifosi sono conosciuti con il soprannome “Banditi” e vestono totalmente in nero e - si leggerà dalle carte e da altri casi giudiziari - non disegnano lo scontro fisico.

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Condanne e Salvini

Tant’è che proprio nel 2009 arriva la prima condanna per quattro anni di reclusione, ridotti poi grazie al patteggiamento a un anno e quattro mesi, per l’agguato durante un derby con l'Inter al gruppo interista conosciuto come “Banda Bagaj”, reo di aver tentato di strappare uno striscione milanista. Ad averne la peggio in quell’occasione fu Virgilio Motta che durante una colluttazione con il capo ultras rossonero fu colpito con una serie di pugni a causa dei quali perse l'uso della vista da un occhio. Nel 2018 e 2021 altre due condanne, questa volta per detenzione e spaccio di stupefacenti fra Albania, Marocco e Brasile. Nel primo caso Lucci patteggiò una pena di un anno e mezzo; nel secondo la condanna a 7 anni di carcere fu tramutata nei domiciliari.

Nei suoi lunghi periodi di assenza dallo stadio causati dal Daspo ricevuto, il controllo della Sud è stato gestito dal fratello, Francesco Lucci, anch'egli fermato nella maxi inchiesta “Doppia Curva”. Fra l’altro, proprio nel 2018, Luca Lucci è salito agli onori delle cronache per la foto in cui fu immortalato mentre stringeva la mano a Matteo Salvini, all'epoca ministro dell'Interno e vicepremier nel primo Governo Conte, durante la festa all’Arena Civica di Milano per il cinquantesimo anniversario della nascita del tifo organizzato rossonero. Salvini disse di quella foto: «Era la prima volta che lo incontravo, ogni giorno faccio foto con centinaia di persone e non chiedo loro il certificato penale. Se avessi saputo dei suoi precedenti penali, di certo non mi sarei fatto immortalare con lui».

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L'arresto

Lucci, tornato fisicamente in Curva per l’ultimo derby del 22 settembre, è stato arrestato con l’accusa di essere al centro di un’associazione a delinquere immischiata in estorsioni e violenza da stadio con pericolose relazioni con la ‘Ndrangheta calabrese. Nel novembre 2023, però, a Lucci era stato permesso di tornare a San Siro in occasione della sfida contro il Psg del 7 novembre. In un’intercettazione parlava in «modo sdegnoso» del percorso rieducativo che stava svolgendo con l’Ufficio del Giudice di Sorveglianza: «Stasera mi portano allo stadio per riabilitare il mio cervello! Allo stadio, chissà cosa mi dicono durante la partita, che mi diranno: “Vedi? Devi viverla così” e io faccio “Sì, che bello con la famiglia”, ma vai a fare in c... che c’ho una sete di sangue che solo Dio lo sa». Il 26 aprile 2024, invece, ecco un’accesa discussione captata con il “Barone” Capelli, redarguito per aver parlato in un’intervista del tecnico De Zerbi per la panchina del Milan: «Stiamo premendo per Conte... ma sto facendo, sto facendo da 4 giorni, robe con il Milan e mi vai a dire De Zerbi? Ma Barone, stiamo premendo, stiamo premendo per Conte, ma tu rappresenti la Curva, te lo vuoi mettere in testa che non rappresenti te stesso?».

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Il rapporto con Fedez

Tornando indietro nel tempo, l’8 febbraio 2023, viene intercettato un incontro in un bar di Cologno Monzese fra lo stesso Lucci, Capelli e il capitano del Milan Davide Calabria; incontro di cui lo stesso giocatore dovrà parlare con gli inquirenti nei prossimi giorni. Infine, fra le varie intercettazioni pubblicate in queste due settimane hanno avuto grande risalto mediatico quelle con il rapper Fedez (non indagato). In quella del 26 ottobre 2023 emerge una richiesta dell’artista a Lucci su un «suo intervento per avere la possibilità di somministrare» la bevanda creata dal cantante (Boem) all’interno dello stadio Meazza. Il capo della Sud replicava così alla richiesta di Fedez: «Se vuoi mi muovo anche con l’Inter, te le faccio mettere in entrambe le partite; per dentro lo stadio, non c’è problema». I due - Lucci e Fedez - hanno parlato anche del possibile acquisto in società dell’Old Fashion, nota discoteca di Milano; mentre Lucci, su richiesta dello stesso Fedez, procurò al cantante «una persona fidata che potesse occuparsi della sicurezza sua e della sua famiglia». Si tratta di Christian Rosiello, ultras rossonero finito pure lui in manette, protagonista ad aprile del pestaggio al personal trainer Cristian Iovino in seguito a una lite proprio con Fedez.

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L’inchiesta “Doppia Curva” della Procura di Milano, scattata lunedì 30 settembre con l’arresto di 19 ultras fra i vertici della Curva Nord e Curva Sud, ha evidenziato in particolare un aspetto: se dalla parte nerazzurra c’erano più profili a dividersi il potere, da Marco Ferdico ad Andrea Beretta, da Antonio Bellocco (ucciso il 4 settembre dallo stesso Beretta) ai “veterani” Giuseppe Caminiti e Renato Bosetti; sul lato rossonero c’è un uomo più di altri solo al comando, Luca Lucci. È lui che da anni guida la Sud, dopo aver raccolto l’eredità del leader storico Giancarlo Capelli, conosciuto come il “Barone”, e Giancarlo Lombardi, detto “Sandokan”. Dalle indagini svolte dal gip Santoro e i pm Storari e Ombra, si evince come Lucci, nonostante diverse condanne e l’impossibilità spesso di essere allo stadio, fosse ancora il centro di gravità degli ultras al secondo anello blu.

Conosciuto nell’ambiente ultras con i soprannomi “Joker”, “Toro” e “Belva Italia”, Lucci, 42 anni, è sposato e residente a Scanzorosciate in provincia di Bergamo. Fra le sue attività extra stadio, le società Kobayashi srl (aperta nel 2017 per la gestione di locali e l’organizzazione di eventi) e Italian Ink, franchising di barberia e tatuaggi - frequentato da vip come Lazza, Andrea Damante, Fedez e da esponenti della Curva Nord come Ferdico - con 10 sedi fra Bresso, Brussero, Cologno Monzese, Franciacorta, Garda, Milano, Monza, Novate, Riccione e Rosate. Lucci è il leader della Sud dal 2009, quando, subentrato a Lombardi allontanato dalla curva per varie vicende giudiziarie, crea il gruppo unico “Curva Sud Milano”. I suoi tifosi sono conosciuti con il soprannome “Banditi” e vestono totalmente in nero e - si leggerà dalle carte e da altri casi giudiziari - non disegnano lo scontro fisico.

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