Pagina 0 | Cecchini allo stadio, alberghi come fortezze: l’altra Italia-Israele

In un’epoca macchiata da due conflitti che, giorno dopo giorno, continuano a mietere centinaia di vittime, ci piacerebbe poter intendere il calcio - e più in generale lo sport - come un luogo sicuro e al riparo da tutto. Un universo parallelo, del tutto avulso dalle dinamiche che caratterizzano la nostra contemporaneità. Invece, apriamo gli occhi per fare i conti con una realtà in cui una semplice partita di pallone - in questo caso la sfida di ieri sera di Nations League tra Italia e Israele - rischiava di diventare il pretesto per scontri, violenze e disordini.

Udine chiusa a riccio

La città di Udine, che non ospitava una gara della Nazionale maggiore da oltre cinque anni, ha agito di conseguenza chiudendosi letteralmente a riccio. Dai controlli serrati da parte degli agenti in divisa alla stazione, ai posti di blocco sparpagliati per la città. E poi ancora elicotteri, droni, barriere mobili nelle strade (per evitare che le macchine potessero lanciarsi sulla folla diretta verso lo stadio), interi viali con divieto di sosta e transito, artificieri, unità cinofile e di antisabotaggio impegnate già dalle prime ore di ieri nelle operazioni di bonifica. Per non parlare degli alberghi in cui hanno soggiornato le due nazionali, trasformati in vere e proprie fortezze presidiate costantemente dalle forze dell’ordine. Un clima surreale, con oltre un migliaio di agenti di polizia impegnati nei pressi del Blue Energy Stadium (presenti diversi cecchini sul tetto dell’impianto), e nei quartieri del centro, dove si è tenuto in tutta sicurezza e senza criticità il corteo pacifico pro-Palestina.

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La giornata di ieri

La giornata di ieri si è aperta con una serie di scritte contro Israele comparse nella notte sulle mura del palazzo della Regione e del Comune di Udine. Alcuni negozianti, per precauzione, hanno deciso di chiudere le serrande, mentre altri hanno continuato a lavorare, nella speranza che il corteo - a cui hanno preso parte oltre alla comunità palestinese 85 associazioni - si tenesse in tranquillità. E così è stato: i manifestanti si sono riuniti alle 17.30 in Piazza della Repubblica, per poi sfilare nelle principali arterie della città in direzione di Piazza XX Settembre. Tra i timori delle autorità, vi era la possibilità che alcuni infiltrati - intenti a provocare scontri - provassero a deviare il percorso del corteo verso lo stadio. Fortunatamente, non è servito alcun intervento delle forze dell’ordine, con i manifestanti che hanno seguito con rigore il percorso concordato con le autorità. Nessuna sommossa nelle aree in prossimità di uno stadio per metà vuoto - visti i soli 11.700 biglietti venduti su 25.000 disponibili, di cui 500 destinati ai bambini delle Scuole Calcio del territorio - nemmeno nel post partita. Contrariamente a quanto accaduto nella gara di andata, con diversi sostenitori italiani girati di schiena per protesta al momento dell’inno nazionale israeliano, a Udine i fischi - pochi e frammentati - di alcuni tifosi sono stati sovrastati dagli applausi.

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