La rivoluzione di Spalletti
Spalletti ha avuto la sensibilità di avviare una rivoluzione ragionata mantenendo alcuni punti fermi - da Donnarumma a Calafiori, che lo è già nonostante la giovane età - accanto ai quali ha inserito coloro che il campionato propone. Che non può essere tanto dal punto di vista numerico (ormai la quota di stranieri tocca la quota del 70 per cento a ogni giornata di Serie A) ma che lo è evidentemente dal punto di vista qualitativo, anche perché in mezzo a una tale invasione non è semplice ricavarsi dello spazio. Gli esempi più significativi sono rappresentati dal granata Samuele Ricci e dal bianconero Nicolò Fagioli, una sorta di rivincita del ct visto che anche le scelte di Thiago Motta e l’approvazione della critica sostanziano a posteriori la sua decisione di portarlo all’Europeo nonostante la squalifica fosse terminata da poco. E, a proposito di squalifica, le prestazioni di Tonali fanno capire quanto sia mancato in Germania, perché hai voglia a discutere di calcio relazionale e di interscambiabilità, ma poi la differenza la fanno i giocatori bravi e Tonali lo è, senza dimenticare quando contribuisca alla sua crescita il fatto di essersi messo in gioco in un campionato performante come la Premier. Non un dettaglio, perché è lo stesso percorso che stanno compiendo Calafiori (all’Arsenal), Udogie e Vicario (al Totenham) e Okoli (al Leicester). Allargare i propri confini mentali aiuta, sempre.