Dimarco e Cambiaso: le frecce di Spalletti
Nel caso di Dimarco, tra l’altro, è evidente come sia stato trai più bravi e rapidi nell’Inter a resettare dopo la sbornia da scudetto che aveva zavorrato le menti e, di conseguenza, le reazioni pedatorie. Dimarco assume la valenza di modello di comparazione, magari suo malgrado, tra recente passato e attualità perché è uno dei reduci della Germania ma soprattutto perché è evidente come la sua trasformazione sia paradigmatica del nuovo corso spallettiano. Il ct ha infatti modificato la metodologia rinunciando alle convocazioni extra large per privilegiare invece un gruppo di lavoro ristretto con inserimenti mirati dei giovani. Non un dettaglio, perché il ringiovanimento è l’altra chiave di volta del progetto in modo da avere prospettive di crescita in ottica mondiale, ma anche per poter lavorare con ragazzi sospinti all’entusiasmo e dalla voglia di affermarsi senza dover fare i conti con le sovrastrutture malmostose di chi si sente già affermato e dunque indiscutibile. Poi, certo, la gioventù non è un valore assoluto e la bussola che deve orientare le scelte di ogni allenatore (ma di ogni dirigente in ogni ambito) e la qualità dei collaboratori. Nel caso specifico dei calciatori, delle “frecce azzurre” come Dimarco da una parte e Cambiaso da quell’altra: i due esterni che esaltano il sistema di gioco con il centrocampo a cinque.