Da Camarda al figlio d’arte che gioca nel Barça: Italia, i talenti del domani

Alla scoperta della Nazionale che ha realizzato l’impresa all’Europeo U17 battendo il Portogallo nella finalissima
Da Camarda al figlio d’arte che gioca nel Barça: Italia, i talenti del domani

C ’è Francesco Camarda, sì. Perché è impossibile non parlare del giocatore migliore dell’Europeo Under 17, quello che è stato decisivo. Ma è anche vero che, per sollevare un trofeo nel calcio, bisogna essere bravi tutti. A cominciare da quei compagni di Nazionale che, come Camarda, arrivano dal settore giovanile del Milan e che, come si sarebbe detto guardandoli dalle tribune del Peppino Vismara (ora Puma House of Football), promettono veramente bene. Soprattutto perché, visti in questa Nazionale nelle partite che hanno giocato insieme, componevano una retta ideale che è stata la linea guida azzurra dell’impresa compiuta dai ragazzi di Favo. Con Camarda a un estremo e Longoni all’altro, Sala davanti alla difesa e Liberali, preferibilmente trequartista e, se c’è bisogno, all’occorenza anche come seconda punta.

Impresa e lacrime

Il portiere merita una menzione speciale perché pure il ct, Massimiliano Favo, ha speso parole per lui, sfortunatissimo. Alla vigilia della competizione nemmeno si sapeva se fosse stato davvero il rossonero il titolare, perché la concorrenza con Pessina era altissima e Longoni, un anno in meno, forse sarebbe partito dalla panchina. Invece, pronti via, quando l’Italia ha cominciato l’Europeo a Cipro contro la Polonia in porta c’era lui, subito protagonista con un paio di rinvii di piede piuttosto scapestrati, poi perdonati da interventi pazzeschi sulle chance degli avversari. Il classe 2008, che nell’ultima stagione agli ordini di Renna all’Under 17 rossonera ha collezionato il record di clean sheet del campionato (9 in 24 presenze), da piccolo faceva le gare con le minimoto, poi la mamma lo ha accompagnato verso il calcio (verso il Milan, suo unico club finora), perché pensava si prendessero meno colpi. Paradosso dei paradossi, alla fine è stato messo ko da un colpo ricevuto alla testa durante un contrasto nella partita che lo ha consacrato, il quarto contro l’Inghilterra in cui ha parato di tutto, pure un rigore degli inglesi, mandandoci in semifinale. Una finale che lui ha visto dalla tv, con Pessina, portiere in forza al Bologna, che non lo ha fatto rimpiangere. Anzi, va sottolineato come il ragazzo di Alzano Lombardo pure con il Portogallo abbia dimostrato di valere quanto il compagno.

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I protagonisti

Per un Alessandro Longoni che ha iniziato da protagonista e poi ha dovuto alzare bandiera bianca, c’è stato però un Emanuele Sala che è partito dalla panchina e poi si è preso il ruolo di regista davanti alla difesa che, nei primi due match, era stato (a livello di titolari) del ‘cugino’, perché in forza all’Inter, Federico Mantini. Che pure lui aveva fatto bene, va detto. Sala, però, è un po’ più offensivo e un po’ più abituato a trovare quei due là davanti, Liberali e Camarda, perché giocano insieme in Primavera: ha fatto la differenza e si è anche spesso visto in avanti con qualche inserimento per mandare in tilt le difese avversarie. Pane quotidiano del fantasista Mattia Liberali, il ragazzo che un giorno Alessandro Costacurta definì “il Foden di Lissone”. Chissà se gli inglesi lo sapevano, quando nei quarti lo hanno visto dribblare mezza difesa e infilare un gol che definire un gioiello è poco. Del resto, se porta sulle spalle la maglia numero 10 dell’Italia, un motivo ci sarà. Sala, Liberali e Camarda tre dei ragazzi che quest’anno con la Primavera rossonera si sono spinti fino alla finale di Youth League. Un gruppo speciale, dicono coloro che lavorano con loro tutti i giorni. Bravi ragazzi, con la testa sulle spalle, legatissimi tra loro e con tanta qualità. Del resto, hanno appena vinto un Europeo. Il primo, nella storia azzurra d’Italia, a livello di Under 17.

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Il figlio d'arte che gioca nel Barça

Ci sono un capitano interista, due romanisti con la torta e due difensori ‘spagnoli’. Se si dovesse raccontare la vittoria dell’Under 17 si potrebbe cominciare da personaggi così. Oppure si potrebbe cominciare dalla torta: quella di Cristian Cama, terzino dal tempismo perfetto. Se esistesse un Oscar al miglior assist man, lo vincerebbe lui. In finale ne ha piazzati due, uno per il compagno di club Coletta, uno per Camarda. Poi ha alzato il trofeo, è tornato in albergo e ha mangiato la torta: quella del compleanno perché, col tempismo perfetto che ha, è diventato campione d’Europa nel giorno del 17° compleanno. Pure Federico Coletta ha compiuto 17 anni nel bel mezzo dell’Europeo (il 29 maggio, alla vigilia dei quarti con l’Inghilterra) e si è fatto il regalo. Per lui si sprecano sempre paragoni importanti. Intanto è il ragazzo che, quando l’Under 17 ha iniziato a fare sul serio, ha tirato fuori le prestazioni. Fanno parte della pattuglia della Roma anche Di Nunzio e Nardin. Possiamo scommettere che abbiano comunque festeggiato.

Gli italiani di Spagna e Brasile

A proposito di assist man: che passaggio ha fatto Mattia Mosconi a Camarda per il 3-0? Il capitano si è preso i riflettori nella prima partita, quando il milanista era squalificato. Subito in gol, come in stagione all’esordio con la Primavera interista, dove non è facile trovare spazio da sotto età. Mosconi è un goleador di razza, ma quando è rientrato il compagno si è sacrificato tanto in copertura. Nella Nazionale di Favo ci sono anche due ragazzi di Spagna: Natali e De Sant’Ana. Andrea è figlio d’arte (ricordate Cesare Natali?) e per seguire il lavoro del papà, si è trasferito a Barcellona. Dove prima ha giocato con l’Espanyol, poi è approdato al Barcellona dell’idolo Piqué. Stesso ruolo, stesso fisico. E se Piqué in Nazionale aveva al fianco un centrale del Real (Ramos), a Natali tocca come terzino Emanuel Benjamin De Sant’Ana Balbinot. Nato a Blumenau, città in Brasile anche se non sembra: costruita a immagine della Baviera dagli immigrati tedeschi, festeggia pure l’Oktoberfest. Trasferitosi a 11 anni a Madrid con i genitori, di origini italiane, è approdato in azzurro per vincere. Ma la Nazionale di Favo è anche quella di Garofalo, centrale del Napoli, e Verde, che ha scelto di lasciare Napoli per trasferirsi alla Juve, di Nunziante, il portiere chiamato per sostituire Longoni, campano come loro, di Ballo che ha origini ivoriane, di Lontani che le ha cubane e Campaniello che ha mamma polacca. Ma anche di Orlandi e Lauricella, come Campaniello provenienti dall’ottimo vivaio dell’Empoli. Azzurrini d'Italia.

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C ’è Francesco Camarda, sì. Perché è impossibile non parlare del giocatore migliore dell’Europeo Under 17, quello che è stato decisivo. Ma è anche vero che, per sollevare un trofeo nel calcio, bisogna essere bravi tutti. A cominciare da quei compagni di Nazionale che, come Camarda, arrivano dal settore giovanile del Milan e che, come si sarebbe detto guardandoli dalle tribune del Peppino Vismara (ora Puma House of Football), promettono veramente bene. Soprattutto perché, visti in questa Nazionale nelle partite che hanno giocato insieme, componevano una retta ideale che è stata la linea guida azzurra dell’impresa compiuta dai ragazzi di Favo. Con Camarda a un estremo e Longoni all’altro, Sala davanti alla difesa e Liberali, preferibilmente trequartista e, se c’è bisogno, all’occorenza anche come seconda punta.

Impresa e lacrime

Il portiere merita una menzione speciale perché pure il ct, Massimiliano Favo, ha speso parole per lui, sfortunatissimo. Alla vigilia della competizione nemmeno si sapeva se fosse stato davvero il rossonero il titolare, perché la concorrenza con Pessina era altissima e Longoni, un anno in meno, forse sarebbe partito dalla panchina. Invece, pronti via, quando l’Italia ha cominciato l’Europeo a Cipro contro la Polonia in porta c’era lui, subito protagonista con un paio di rinvii di piede piuttosto scapestrati, poi perdonati da interventi pazzeschi sulle chance degli avversari. Il classe 2008, che nell’ultima stagione agli ordini di Renna all’Under 17 rossonera ha collezionato il record di clean sheet del campionato (9 in 24 presenze), da piccolo faceva le gare con le minimoto, poi la mamma lo ha accompagnato verso il calcio (verso il Milan, suo unico club finora), perché pensava si prendessero meno colpi. Paradosso dei paradossi, alla fine è stato messo ko da un colpo ricevuto alla testa durante un contrasto nella partita che lo ha consacrato, il quarto contro l’Inghilterra in cui ha parato di tutto, pure un rigore degli inglesi, mandandoci in semifinale. Una finale che lui ha visto dalla tv, con Pessina, portiere in forza al Bologna, che non lo ha fatto rimpiangere. Anzi, va sottolineato come il ragazzo di Alzano Lombardo pure con il Portogallo abbia dimostrato di valere quanto il compagno.

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