Parlano persino lo stesso dialetto essendo nati a meno di cinquanta chilometri di distanza. Il ventenne mediano belga (d’origine congolese) Eliot Matazo, talento del Monaco, è attenzionato con occhio di riguardo dal tecnico biancorosso Philippe Clement, 48 anni, suo connazionale: il centrocampista è nativo di Woluwe-Saint-Lambert, l’allenatore di Anversa. Poco più di mezz’ora d’auto percorrendo la E19. Si conoscevano sin dai tempi in cui Matazo brillava nelle giovanili dell’Anderlecht mentre Clement era alla guida di Genk e poi Club Brugge. E c’è un altro aspetto che li lega: il Monaco ha ingaggiato Clement al posto del croato Niko Kovac lo scorso 3 gennaio. Giusto il tempo di seguire i primi allenamenti e le prime partite della nuova squadra ed ecco che soltanto dieci giorni dopo, il 13 gennaio, la società monegasca ha fatto sottoscrivere a Matazo il prolungamento del contratto fino al 30 giugno 2026. Chi ci ha messo lo zampino? Risposta facile...
Stop ai grandi club
Il precedente accordo sarebbe scaduto il 30 giugno 2023. Un azzardo troppo grande quello di poter perdere il belga a parametro a zero fra un anno. Anche perché il cursore tuttofare aveva già acceso l’interesse delle grandi d’Europa fra le quali Bayern, Manchester City, Manchester United, Borussia Dortmund e pure la Juventus. Clement ci ha messo so del suo, il ds (inglese) Paul Mitchell ha formulato l’offerta appropriata, ma ha lavorato molto bene anche il duo formato da Jonathan Maarek e Harold Ichbia, i titolari dell’agenzia parigina “Classico Sports Management” che gestisce Matazo, stimolandone la volontà a prolungare il contratto di ulteriori tre anni. Anche per questo, fra le altre cose, il ragazzo s’è guadagnato l’inserimento nel “listone” dei primi 100 giocatori in lizza per il Golden Boy 2022.
Con “classico sport”
Una società giovane e ambiziosa la “Classico” con sede nella prestigiosa e iconica Avenue Matignon (a quattro passi dalla residenza ufficiale del primo ministro francese Élisabeth Borne... ) che vanta nel proprio “portafoglio” una quarantina di calciatori tra cui spiccano anche l’altro monegasco Sofiane Diop, ala sinistra franco-senegalese, il difensore mancino Abdou Diallo del Paris Saint-Germain nel mirino del Milan, l’omonimo Ibrahima Diallo centrocampista del Southamton, il trequartista franco-algerino Romain Faivre del Lione, il terzino sinistro Jordan Amavi del Marsiglia, il centravanti svizzero-congolese Felix Mambimbi dello Young Boys e il diciannovenne attaccante Jannis Antiste dello Spezia (pure lui inserito fra i 100 candidati al Golden Boy). Matazo è stato scoperto dal nigeriano Michael Emenalo, ex ds dei monegaschi, quando a 16 anni militava nelle giovanili dell’Anderlecht. Il belga ha impiegato pochissimo a conquistare tutti sotto “Le Rocher” diventando il nuovo “coqueluche”, ovvero il beniamino, la mascotte, il preferito dei tifosi monegaschi. Invero non ha giocato cato tantissimo agli ordini di Clement, tuttavia va sottolineato che dapprima è stato colpito dal Covid dopodiché ha accusato un infortunio di natura muscolare. In totale 28 presenze stagionali di cui 18 in Ligue 1, 5 in Europa League, 4 in Coppa di Francia e una nei preliminari di Champions. Anche lui ha fornito un contributo importante alla rimonta del Monaco, passato dal 6° posto – quando ancora c’era Kovac – alla terza piazza finale che vale l’accesso al 3° turno di qualificazione Champions (sorteggi il 18 luglio a Nyon).
Da Mavuba a Verratti
I paragoni fra il belga e altri illustri centrocampisti si sprecano: il suo soprannome è infatti Rio (la celebre città brasiliana non c’entra... ) come il nome di Mavuba, ex nazionale francese d’origine congolese esattamente come Claude Makélélé. E poi un terzo francese, stavolta d’origini maliane: N’Golo Kanté, campione del mondo in carica con i “Bleus” di Deschamps e campione d’Europa l’anno scorso con i “Blues” di Tuchel. «I raffronti con grandi giocatori fanno sempre molto piacere – spiega Matazo – ma io ho ancora tanto lavoro da compiere prima di somigliare davvero a qualcuno di questi assi. Per ora in comune con loro ho il bagaglio fisico, il podismo che mi permette di fare il cosiddetto “box to box” e pure l’altezza medio-bassa. Sono nato centrocampista e da piccolo osservavo Pogba, Xavi, Iniesta. Ora mi piacciono anche Jorginho, Paredes e Verratti, il mio avversario più ostico nella Ligue 1».
Splendido Golden Boy
L’inserimento nel lista di papabili al Golden Boy lo ha esaltato: «Per me è già una soddisfazione entrare nei primi elenchi estivi. L’obiettivo è restarci il più a lungo in modo da poter essere nella “shortlist” finale... È un premio splendido, il Pallone d’Oro dei giovani. Vincerlo? Eh, magari... Certo sarei il primo belga perché finora non l’ha alzato nessuno della mia nazione. Solo piazzamenti per Lukaku e Hazard»