Gravina a Casa Spillo e quella prima pagina

La notte di Sonnino non potrebbe essere più azzurra. Spillo ha fatto davvero le cose in grande per onorare i quarant’anni dal Mundial, nel paese che gli ha dato i natali, sul Colle Sant’Angelo, catena dei Monti Ausoni, provincia di Latina e che stasera lo insignirà della cittadinanza onoraria. D’altra parte, Sonnino deriva da sommum che significa sommità, con riferimento alla posizione in cui si trova il borgo medievale. Nomen omen: chi, se non Alessandro Altobelli e gli altri Eroi di Spagna, è salito sul tetto del mondo quell’11 luglio per scoprire, quarant’anni dopo, «di essere ancora così amati, così ammirati, così radicati nel cuore degli italiani, come questi giorni ci stanno dimostrando. Forse perché sto invecchiando, ma, credimi, tutto questo mi commuove, commuove tutti noi campioni del mondo».

L’ospite d’eccezione, salito quassù è Gabriele Gravina, presidente della Federcalcio, 4 volte campione del mondo, 2 volte campione d’Europa, 1 volta campione olimpica. Per onorare l’invito di Spillo ha fatto i salti mortali, considerato che stamane presto è volato in Inghilterra, dalle azzurre al debutto contro la Francia nel massimo torneo continentale «dove, ne sono certo, l’Italia di Milena farà una grande figura». Ad ascoltarlo, accanto a Spillo, ci sono Selvaggi, Piero Calabrò capitano della Nazionale Magistrati che stasera a Sonnino sfida una squadra di glorie; e poi Giordano, Marocchino; Idris, juventino felice per Di Maria e Pogba, sempre arguto, sempre acuto; Andrea Tacconi che a Gravina porta notizie rincuoranti sui progressi del papà Stefano. Poco prima, la platea era stata conquistata dall’amarcord di Gianni Rivera: tessendo un invisibile filo azzurro del ricordo, egli ha legato Messico ’70, Italia-Germania 4-3, la staffetta con Mazzola e molto altro ancora, alle celebrazioni di Spagna ’82. Tutto questo nel giorno che onora il trionfo della Nazionale di Lippi al Mondiale (Berlino, 9 luglio 2006), due giorni prima dell’11 luglio, due volte nella storia: per il Bernabeu e per Wembley 2021. La memoria è tesoro e custode di tutte le cose, Cicerone dixit. Gravina lo rimarca con un intervento in cui, ancora una volta, dice cose giuste sul presente e sul futuro del nostro calcio, che un futuro ce l’ha anche dopo la delusione per l’eliminazione della corsa al mondiale qatariota («I 54 giovani convocati da Mancini per l’ultimo stage sono lì a dimostrarlo»); che ha bisogno di allenatori coraggiosi e capaci di lanciare questi giovani, che non ha bisogno della «distruzione creatrice» di chi vorrebbe distruggere tutto per ricominciare tutto daccapo e il riferimento alle recenti contrapposizioni con la Lega di A, non è difficile da cogliere.

Gravina dice cose giuste sullo ius soli e lo ius scholae, atti di giustizia attesi da centinaia di migliaia di ragazzi e di ragazze perché lo sport è inclusione, integrazione, civiltà. Gravina apprezza la riproposizione della storica prima pagina del 12 luglio 1982 che il nostro giornale donerà domani ai lettori, così come lo stesso farà il Corriere dello Sport-Stadio. «L’iniziativa del Gruppo Amodei e delle sue prestigiose testate va nel solco dell’omaggio a una delle Nazionali più vittoriose e più importanti del football mondiale. A voi rivolgo i miei complimenti e i complimenti della Federazione che vuole cogliere ogni occasione per sottolineare quanto essa appartenga alla storia e al costume del nostro Paese». L’intervento di Gravina segna uno dei momenti più significativi della serata. L’altro è l’omaggio, toccante, a Vittorio Iacovacci, voluto fortemente da Altobelli, d’intesa con il sindaco di Sonnino, Luciano De Angelis e il prefetto di Latina, Maurizio Falco. Il carabiniere Vittorio Iacovacci era di Sonnino: il 22 febbraio 2021 è stato assassinato nella provincia del Kivu Nord, vicino a Goma, Repubblica Democratica del Congo, nel tentativo di proteggere l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, ucciso da una banda di criminali che ha massacrato anche l’autista Mustapha Milambo. «Iacovacci era uno di noi - ha ricordato Spillo commosso - un vero eroe e ho creduto doveroso onorarne la figura in questa circostanza, davanti ai suoi familiari perché nessuno di noi ha mai dimenticato il suo sacrificio». E Sonnino si è inchinata.

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