Luciano Spalletti fa le prove nel fortino di Iserlohn: l'accesso aperto ai tifosi del giorno prima ha lasciato spazio all'ultimo allenamento blindassimo nello stadio bunker, circondato da uomini della sicurezza in continua perlustrazione. Ma se la segretezza è massima, la possibilità di cogliere qualche segnale dai movimenti e dalle sensazioni esiste comunque e parte da una premessa: il ct dovrebbe continuare con il 3-5-2 con cui ha iniziato la gara contro la Croazia. È evidente, infatti, che i giocatori si sentano più sicuri con quel sistema di gioco non foss'altro perché in molti lo anno adottato per tutta la stagione nei loro club: difficile, in poco tempo, assimilare le affascinanti (ma complesse) idee di gioco del ct.
Spalletti, Jorginho non convince
E il confronto ha portato a questa conclusione che Spalletti ha definito «una scorciatoia», ma che in realtà è una nobilissima presa di coscienza che lo ha indotto ad adeguarsi alla realtà dei fatti. Per citare un'altra metafora utilizzata dal ct: l'abito deve essere riconoscibile ma va cucito con la stoffa che si ha a disposizione. E adesso, per sovrammercato, gli tocca pure piazzare alcune toppe qua e là per coprire un buco (quello lasciato da Calafiori al centro della difesa) ma anche per rafforzare la grana del tessuto là dove ha mostrato qualche sfilacciatura. E il primo lembo da sistemare è quello del regista, cervello della manovra sia nella fase di copertura sia, soprattutto, in quella di impostazione. Ecco: è proprio in questo compito che Jorginho (partito titolare in tutte e tre le gare del girone) non ha rubato l'occhio, tanto è vero che lo ha sostituito alla fine del primo tempo con la Spagna e nel corso del secondo tempo contro la Croazia.