La delusione del gruppo
E qui si innesta la seconda, contingente e dunque più insidiosa, questione: Spalletti ha dovuto rivedere le proprie posizioni tattiche, abbandonare l’idea di una squadra propositiva e offensiva per tornare al conservativo 3-5-2 che, appunto, offre più sicurezze ai giocatori. La frustrazione del ct vive nel fatto che non sono state assimilate le sue nozioni: troppe e in poco tempo, era evidente fin dal primo giorno a Coverciano, a un gruppo di giocatori mentalmente saturi dopo una stagione logorante. Tanto è vero che nelle due amichevoli pre Europeo la sensazione era che in campo gli azzurri si preoccupassero più di mettere in pratica le richieste del ct che di giocare con la testa libera. Filtra, poi, un certo fastidio da parte del gruppo per le molte dichiarazioni a sottolineare pubblicamente errori e delusioni. Quei «sbagliano tanti palloni in uscita», «troppo timidi, nel primo tempo, ma non c’entra il modulo. C’entra che ci si accontenta», «mi aspetto più roba dai miei calciatori, perché a volte ce lo fanno vedere». E poi un attaccante pigro, e Jorginho che si nasconde...