La Juve ferita
Se poi l’Atalanta sia diventata a tutti gli effetti una grande o se siamo nel mezzo di un ciclo come lo furono quelli della Sampdoria o del Parma, ce lo dirà solo il tempo. La saggezza gestionale dei Percassi indurrebbe a scommettere sulla prima ipotesi, ma intanto l’Alalanta deve giocarsi due finali, la prima questa sera contro una Juventus che arriva ferita nell’orgoglio, malconcia nell’animo, confusa nelle idee. Insomma un pessimo avversario per l’Atalanta che affronta un gruppo maltrattato dai fischi dei tifosi e dalle scudisciate della critica, guidato un allenatore massacrato per colpe sue e non sue.
Una belva ferita ha due destini: crollare definitivamente o avere una reazione feroce e terrificante per chi non ha la forza di finirla. A volerlo romanzare un poco, il succo della finale è questo: né Davide né Golia, ma forse qualcosa di perfino più appassionante della metafora biblica, lisa e slabbrata come un vecchio maglione dopo decenni di abuso della narrazione sportiva.