Allegri massacrato, la Juve ferita: la finale di Coppa Italia regala due destini

Né Davide né Golia, contro l’Atalanta di Gasperini si giocherà alla pari: è iniziato il futuro

Golia contro Golia, non c’è Davide questa sera a Roma. Atalanta e Juventus si affrontano alla pari e nessuno si può stupire se l’Atalanta è favorita. Perlomeno nessuno che, negli ultimi sette anni, sia vissuto su questo pianeta. Perché non è la prima finale che l’Atalanta conquista e il valore tecnico-agonistico della squadra di Gasperini viene da lontano. E il divario economico fra i due club, in questa stagione, si è assottigliato rispetto al passato: nei primi sei mesi l’Atalanta presenta un fatturato di 131 milioni contro i 190 della Juventus.

Alla chiusura dei due bilanci il distacco potrebbe essere inferiore ai 100 milioni, visto il cammino dei nerazzurri nelle coppe. Mai i due club sono stati così vicini e questo per l’eccezionale lavoro svolto a Bergamo, coinciso con i problemi di fine ciclo della Juventus, zavorrata anche da qualche errore di gestione e da una giustizia sportiva che ha più marce di un fuoristrada. Il fatto che i bookmaker diano favorita l’Atalanta, insomma, non è una notizia, ma il frutto della logica.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

La Juve ferita

Se poi l’Atalanta sia diventata a tutti gli effetti una grande o se siamo nel mezzo di un ciclo come lo furono quelli della Sampdoria o del Parma, ce lo dirà solo il tempo. La saggezza gestionale dei Percassi indurrebbe a scommettere sulla prima ipotesi, ma intanto l’Alalanta deve giocarsi due finali, la prima questa sera contro una Juventus che arriva ferita nell’orgoglio, malconcia nell’animo, confusa nelle idee. Insomma un pessimo avversario per l’Atalanta che affronta un gruppo maltrattato dai fischi dei tifosi e dalle scudisciate della critica, guidato un allenatore massacrato per colpe sue e non sue.

Una belva ferita ha due destini: crollare definitivamente o avere una reazione feroce e terrificante per chi non ha la forza di finirla. A volerlo romanzare un poco, il succo della finale è questo: né Davide né Golia, ma forse qualcosa di perfino più appassionante della metafora biblica, lisa e slabbrata come un vecchio maglione dopo decenni di abuso della narrazione sportiva.

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Golia contro Golia, non c’è Davide questa sera a Roma. Atalanta e Juventus si affrontano alla pari e nessuno si può stupire se l’Atalanta è favorita. Perlomeno nessuno che, negli ultimi sette anni, sia vissuto su questo pianeta. Perché non è la prima finale che l’Atalanta conquista e il valore tecnico-agonistico della squadra di Gasperini viene da lontano. E il divario economico fra i due club, in questa stagione, si è assottigliato rispetto al passato: nei primi sei mesi l’Atalanta presenta un fatturato di 131 milioni contro i 190 della Juventus.

Alla chiusura dei due bilanci il distacco potrebbe essere inferiore ai 100 milioni, visto il cammino dei nerazzurri nelle coppe. Mai i due club sono stati così vicini e questo per l’eccezionale lavoro svolto a Bergamo, coinciso con i problemi di fine ciclo della Juventus, zavorrata anche da qualche errore di gestione e da una giustizia sportiva che ha più marce di un fuoristrada. Il fatto che i bookmaker diano favorita l’Atalanta, insomma, non è una notizia, ma il frutto della logica.

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