TORINO - Il problema non è il paragone con Sinner. Il problema, oggi, è che Federico Chiesa non è nemmeno Musetti. E le previsioni meteo sono variabili come a Wimbledon: non si capisce chi sarà, né dove giocherà, domani. Equivoci. Contraddizioni. Tempistiche. Coincidenze. C’è un po’ di tutto, nella traiettoria che sta prendendo la sua carriera. La vita, no. È un’altra storia. Ben impostata. Precisa. Il 20 luglio, fra una decina di giorni, si sposerà. Prima il matrimonio con la giovane signorina Lucia, poi il divorzio dalla Vecchia Signora Juve. Giochi di parole e giochi del destino fanno sorridere. Intanto si intravede una crisi calcistica al compimento dell’ottavo anno da professionista. Era il pomeriggio del 20 agosto 2016 quando il “figlio di Enrico Chiesa” debuttava, proprio allo Stadium, titolare a sorpresa nella Fiorentina allenata da Paulo Sousa. Entro la notte stellata del 19 agosto 2024, in calendario Juventus-Como, sarà sicuramente “fuori”.
Fuori dalla Juve, con destinazione Roma o Napoli (in Italia) o chissà dove in Premier League. Oppure fuori rosa, come i suoi compagni appena estromessi dall’accoppiata Motta-Giuntoli. Contraddizioni. Già. Di tutti i colori. Bianco, nero. E azzurro. Mentre nello specchietto retrovisore sta sfumando un Europeo deludente, il navigatore indica la strada imboccata da Cristiano Giuntoli anche in nome e per conto della Federazione: direttore sportivo della Juve e consulente nel “Superteam” di esperti al fianco di Gravina. Su Chiesa ci sarà un pasticciatissimo conflitto di interessi. Non occorre spiegarne i dettagli: basta un minimo d’intelligenza, neanche artificiale. Però meglio non dar nulla per scontato, considerati gli schieramenti governativi o all’opposizione delle news bianconere h24.