La carriera da allenatore
Tolti gli scarpini a soli 27 anni a causa di un infortunio, inizia velocemente la carriera da allenatore, partendo dalle nazionali giovanili, per poi tornare a casa, al South Melbourne, con cui vince due titoli consecutivamente, nel 1998 e nel 1999, e l’Oceania Club Championship (la Champions League d’Oceania). Poi, arriva un periodo buio e la paura di non farcela. Tanto che è costretto a ripartire dalla terza divisione greca, per poi far ritorno in Australia. La nuova opportunità arriva dal Brisbane Roar, con cui vince altri due campionati (2011 e 2012). Quasi scontata, quindi, la chiamata della nazionale maggiore australiana per il mondiale del 2014, e con la quale conquista anche la Coppa d’Asia nel 2015. Dopo aver qualificato i ‘Socceroos’ ai mondiali di Russia del 2018, è di nuovo tempo di partire: stavolta verso il Giappone, dove si mette al comando del Yokohama Marinos, guidandoli alla vittoria della J-League nel 2019. Nel 2021 il viaggio riparte: si ritorna nel Vecchio Continente, in una delle città climaticamente più fredde d’Europa, ma calcisticamente fra le più bollenti. È il Celtic di Glasgow a puntare su di lui. Scelta felicissima, visto che con i biancoverdi, presi in piena crisi, già alla prima stagione vince campionato e Coppa di lega, per poi la stagione successiva ottenere il treble, con la vittoria di campionato, Coppa nazionale e Coppa di lega.
Il Tottenham, l’opportunità di una vita
Il resto è storia recente. Tra i mugugni dei tifosi Spurs, un po’ di scetticismo generale e qualche “Postecoglou chi?”, in estate arriva l’opportunità di una vita: andare a sedersi su una delle panchine più prestigiose, ma anche più traballanti d’Inghilterra, lasciata vacante da un certo Antonio Conte, non proprio uno qualsiasi. I mugugni si trasformano ben presto in sorrisi, anche perché lui impiega veramente poco a farsi notare: spontaneo, sarcastico, pungente, ironico. Come quando, dopo la vittoria contro il Bournemouth, in tv gli chiedono quale fosse la genesi dell'idea di giocare con i terzini invertiti che si spostano verso l’interno andando a occupare il centrocampo, e lui, con la classica risata sorniona dell’antidivo, candidamente risponde: «Non c'è nessun segreto, sto solamente copiando Pep». E da lì risate in studio e indice di gradimento che diventa immediatamente altissimo per un personaggio abituato a non prendersi troppo sul serio, pur prendendo tremendamente sul serio ciò che fa.