Tebas su Mondiale per club e Serie A
Mi sembra di capire che non è molto favorevole al Mondiale per club.
"No! Non lo so. Hanno approvato un calendario, lo hanno piazzato senza chiedere ai campionati nazionali, tutte le leghe devono ridurre i loro calendari o complicarli. Vorrei ricordare che nelle leghe europee, contando solo i professionisti, ci sono 60 mila giocatori, poi contate gli allenatori e tutte le persone che lavorano direttamente o indirettamente e... ecco, si capisce chi viene danneggiato. Questi attacchi danneggiano, per esempio, il calcio italiano: speriamo che cambi questa dinamica, io sono contro l’essenza del Mondiale del club. E vi chiedo: quanto denaro genererà questo per le leghe nazionali? Pochissimo. Leggo che l’80% degli introiti andrà ai club, il che significa che di quella cifra il 70% andrà nelle tasche dei giocatori, quindi andrà in Ferrari, in Lamborghini, in yacht o in resort di lusso, perché si tratta di giocatori di élite che sono già ricchissimi. Insomma non si generano risorse per il calcio in generale, si generano problemi e povertà. Ci guadagna solo l’industria del lusso e distruggerà il calcio meno ricco. Bisogna pensare ai calciatori che guadagnano 2000 euro al mese, ma la Fifa pensa solo all’élite".
Lei è stato più volte vicino a diventare presidente della Serie A. Da osservatore esterno quale pensa sia il problema principale della nostra Lega?
"La sostenibilità economica. Poi puoi lavorare sul marketing, sul commerciale, sull’aspetto internazionale. La Serie A italiana è uno dei campionati più forti d’Europa come bacino, storia, penetrazione nelle piattaforme televisive a pagamento, come marchio. Potrebbe essere competitiva come la Premier se si organizzasse bene, ma senza la sostenibilità economica non può tornare a far valere questa forza".
Se le offrissero ancora quel posto, lo accetterebbe?
"Adesso non potrei, sono il presidente della Liga. Ma in futuro: certo, mi piacciono le sfide".
Secondo lei il calcio ha bisogno di adeguare il suo regolamento? Penso al tempo effettivo di gioco, per esempio.
"Non credo. Se il calcio è ancora lo sport più popolare del mondo, forse è anche perché il regolamento va bene così com’è da più di cent’anni. Se il calcio è lo sport che crea più introiti a livello economico, perché questa urgenza di cambiarlo? Vediamo una tendenza fra i dirigenti per cui cambiando il format di una competizione o le regole cambi tutto, ma non è così. Si pensi piuttosto alle regole sulla sostenibilità finanziaria e a creare dei prodotti audiovisivi migliori in ogni categoria".