Adesso viene il difficile
Il primo italiano a salire lassù, nell’unico sport di grande popolarità che non abbia mai avuto - fino a ieri - un primatista italiano. Nicola Pietrangeli terzo quando la classifica la inventavano dei giornalisti convinti di potersi assumere il compito. Poi, in Era Open, Adriano Panatta quarto (ma con i punteggi attuali sarebbe stato secondo dopo la vittoria al Roland Garros 1976), Matteo Berrettini sesto, Corrado Barazzutti settimo, Fabio Fognini nono… Sinner l’ha meritato, e ora scoprirà che la parte più difficile è mantenersi là sulla cima. Gli chiederanno di vincere tutto, a cominciare da questo Roland Garros. Di dominare la concorrenza, anzi di annichilirla. Fine dalla semifinale di venerdì, quando incrocerà la racchetta con l’amico rivale Carlitos Alcaraz, che ieri ha faticato solo un pochino nel secondo set per sbarazzarsi di Stefanos Tsitsipas, uno che era considerato tra i potenziali vincitori a Parigi.
E chiederanno a Snner pareri su qualsiasi cosa accadrà in questo mondo. Perdinci, è il numero uno, avrà pure qualcosa da dire, no? Se ne può uscire storditi dal contatto con quel piccolo numero che porta con sé la più grande delle magie. Ma Sinner è ragazzo con la testa sulle spalle, una star dello sport senza smanie né atteggiamenti border line. È serio, costruttivo, operoso, conosce l’importanza dell’impegno, della fatica, dello studio, della crescita personale. Gli servirà tutto quello che ha immagazzinato in questi anni, che pure sono passati in fretta. Potrebbe diventare un dominatore seriale di questo sport. Ma è presto per dirlo. La concorrenza è forte, infinite le trappole che scatteranno al passaggio del nuovo re tennista. Intanto va ringraziato per le belle emozioni che ci sta regalando. Mi limito a questo… Ma voglio che sappia che scrivere di tennis, da quando c’è lui, è diventato ancora più divertente.