Pagina 1 | Nella vita di Pietrangeli c’è Binaghi raccattapalle

Nella vita di Pietrangeli c’è Binaghi raccattapalle© FOTO ANDREA ROSITO-AG ALDO LIVER

Presentato presso Casa Tennis nella cupola geodetica di piazza Castello a Torino il libro che racconta la biografia di Nicola Pietrangeli, scritto da Paolo Rossi di Repubblica dal titolo “Se piove rimandiamo. La mia vita”. Con la partecipazione del presidente della Fitp Angelo Binaghi e la moderazione di Piero Guerrini.  
 
È stato proprio Pietrangeli il primo ad intervenire ricordando il suo legame con Torino, datato Internazionali d’Italia 1961 quando riuscì a battere in finale un “certo” Rod Laver: «Non ricordo quel match ma il risultato dice che dopo aver perso il primo set vinsi gli altri tre lasciandogli solo quattro giochi, evidentemente giocai bene». La genesi del libro: «Dieci anni fa Lea Pericoli scrisse un libro divertente su di me. Da tempo Paolo Rossi mi chiedeva di farlo e io lo respingevo. A inizio anno l’ho chiamato e l’abbiamo fatto, io parlavo e lui scriveva. È’ un libro che racconta la vita, non solo il tennis, la mia storia fin dall’arrivo in Italia quando non parlavo nemmeno la lingua, solo il francese». Un viaggio “senza veli” nel corso del quale Nicola Pietrangeli ricorda tanti momenti rocamboleschi della propria esistenza di campione ma soprattutto di uomo capace di passare dal centrale del Roland Garros a qualche appuntamento clandestino con qualche ballerina del Crazy Horse con totale naturalezza. Non è mancato un riferimento a Sinner da parte di Pietrangeli:«Sono felicissimo delle sue vittorie, è un grandissimo ragazzo, come persona e come giocatore. Oggi devi essere prima un’atleta, difficile paragonare le epoche».

Durante la presentazione Angelo Binaghi ha ricordato il momento nel quale conobbe Nicola: «Sono stato uno dei raccattapalle di Nicola, è una delle cose a cui sono più affezionato tra quelle che figurano nel mio curriculum». Oggi pare tutto facile e scontato, ma Pietrangeli è stato parte fondante della ricostruzione del tennis italiano: «Oggi siamo un po' disorientati da tutto questo benessere, da tutta questa visibilità. Come succede in tutti i momenti di grande esuberanza è partito il momento delle passerelle, quello in cui grandi personaggi d'improvviso parlano di tennis, tutta gente fulminata sulla via di Damasco - ha proseguito Binaghi dal palco di Casa Tennis - Ma la verità è che quando c'era da rimboccarsi le maniche, la nostra stella polare è sempre stata Nicola Pietrangeli. Non solo perché è stato il tennista più forte del nostro sport, ma perché abbiamo provato a costruire la nostra Federazione a sua immagine (al pari di quella di Lea Pericoli) e somiglianza. Quando andammo in Zimbabwe a perdere 5-0 c’eravamo solo io e lui».

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Binaghi sul futuro del tennis italiano

Ancora con il presidente Binaghi sul futuro del tennis italiano: «Per 20 anni la storia l’hanno fatta quattro giocatori. Ora possiamo farla anche noi nei prossimi 10 anni grazie ad un grande campione come Sinner, che ha l’età giusta per stare al vertice dove è arrivato Lo seguiremo perché ogni occasione sarà quella giusta per la grande impresa». Senza dimenticare la base: «Dobbiamo continuare a lavorare in profondità, diventando sempre più popolari anche utilizzando le risorse che ci arrivano dai successi delle ATP Finals e degli Internazionali. L’obiettivo è quello di portare sempre di più il tennis nella scuola. Quest’anno con il Progetto “Racchette in classe” abbiamo insegnato a giocare a tennis a 400.000 bambini in tutta Italia delle scuole primarie e secondarie. Vogliamo velocemente arrivare a farlo con un milione di ragazzi e con le nostre risorse costruiremo campi pubblici soprattutto nei piccoli e medi comuni». Un libro assolutamente da leggere che ha avuto una “prima” davanti ad una sala gremita che ha accolto con un’ovazione la notizia della promozione di Sinner in semifinale.

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Presentato presso Casa Tennis nella cupola geodetica di piazza Castello a Torino il libro che racconta la biografia di Nicola Pietrangeli, scritto da Paolo Rossi di Repubblica dal titolo “Se piove rimandiamo. La mia vita”. Con la partecipazione del presidente della Fitp Angelo Binaghi e la moderazione di Piero Guerrini.  
 
È stato proprio Pietrangeli il primo ad intervenire ricordando il suo legame con Torino, datato Internazionali d’Italia 1961 quando riuscì a battere in finale un “certo” Rod Laver: «Non ricordo quel match ma il risultato dice che dopo aver perso il primo set vinsi gli altri tre lasciandogli solo quattro giochi, evidentemente giocai bene». La genesi del libro: «Dieci anni fa Lea Pericoli scrisse un libro divertente su di me. Da tempo Paolo Rossi mi chiedeva di farlo e io lo respingevo. A inizio anno l’ho chiamato e l’abbiamo fatto, io parlavo e lui scriveva. È’ un libro che racconta la vita, non solo il tennis, la mia storia fin dall’arrivo in Italia quando non parlavo nemmeno la lingua, solo il francese». Un viaggio “senza veli” nel corso del quale Nicola Pietrangeli ricorda tanti momenti rocamboleschi della propria esistenza di campione ma soprattutto di uomo capace di passare dal centrale del Roland Garros a qualche appuntamento clandestino con qualche ballerina del Crazy Horse con totale naturalezza. Non è mancato un riferimento a Sinner da parte di Pietrangeli:«Sono felicissimo delle sue vittorie, è un grandissimo ragazzo, come persona e come giocatore. Oggi devi essere prima un’atleta, difficile paragonare le epoche».

Durante la presentazione Angelo Binaghi ha ricordato il momento nel quale conobbe Nicola: «Sono stato uno dei raccattapalle di Nicola, è una delle cose a cui sono più affezionato tra quelle che figurano nel mio curriculum». Oggi pare tutto facile e scontato, ma Pietrangeli è stato parte fondante della ricostruzione del tennis italiano: «Oggi siamo un po' disorientati da tutto questo benessere, da tutta questa visibilità. Come succede in tutti i momenti di grande esuberanza è partito il momento delle passerelle, quello in cui grandi personaggi d'improvviso parlano di tennis, tutta gente fulminata sulla via di Damasco - ha proseguito Binaghi dal palco di Casa Tennis - Ma la verità è che quando c'era da rimboccarsi le maniche, la nostra stella polare è sempre stata Nicola Pietrangeli. Non solo perché è stato il tennista più forte del nostro sport, ma perché abbiamo provato a costruire la nostra Federazione a sua immagine (al pari di quella di Lea Pericoli) e somiglianza. Quando andammo in Zimbabwe a perdere 5-0 c’eravamo solo io e lui».

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