Presentato presso Casa Tennis nella cupola geodetica di piazza Castello a Torino il libro che racconta la biografia di Nicola Pietrangeli, scritto da Paolo Rossi di Repubblica dal titolo “Se piove rimandiamo. La mia vita”. Con la partecipazione del presidente della Fitp Angelo Binaghi e la moderazione di Piero Guerrini.
È stato proprio Pietrangeli il primo ad intervenire ricordando il suo legame con Torino, datato Internazionali d’Italia 1961 quando riuscì a battere in finale un “certo” Rod Laver: «Non ricordo quel match ma il risultato dice che dopo aver perso il primo set vinsi gli altri tre lasciandogli solo quattro giochi, evidentemente giocai bene». La genesi del libro: «Dieci anni fa Lea Pericoli scrisse un libro divertente su di me. Da tempo Paolo Rossi mi chiedeva di farlo e io lo respingevo. A inizio anno l’ho chiamato e l’abbiamo fatto, io parlavo e lui scriveva. È’ un libro che racconta la vita, non solo il tennis, la mia storia fin dall’arrivo in Italia quando non parlavo nemmeno la lingua, solo il francese». Un viaggio “senza veli” nel corso del quale Nicola Pietrangeli ricorda tanti momenti rocamboleschi della propria esistenza di campione ma soprattutto di uomo capace di passare dal centrale del Roland Garros a qualche appuntamento clandestino con qualche ballerina del Crazy Horse con totale naturalezza. Non è mancato un riferimento a Sinner da parte di Pietrangeli:«Sono felicissimo delle sue vittorie, è un grandissimo ragazzo, come persona e come giocatore. Oggi devi essere prima un’atleta, difficile paragonare le epoche».
Durante la presentazione Angelo Binaghi ha ricordato il momento nel quale conobbe Nicola: «Sono stato uno dei raccattapalle di Nicola, è una delle cose a cui sono più affezionato tra quelle che figurano nel mio curriculum». Oggi pare tutto facile e scontato, ma Pietrangeli è stato parte fondante della ricostruzione del tennis italiano: «Oggi siamo un po' disorientati da tutto questo benessere, da tutta questa visibilità. Come succede in tutti i momenti di grande esuberanza è partito il momento delle passerelle, quello in cui grandi personaggi d'improvviso parlano di tennis, tutta gente fulminata sulla via di Damasco - ha proseguito Binaghi dal palco di Casa Tennis - Ma la verità è che quando c'era da rimboccarsi le maniche, la nostra stella polare è sempre stata Nicola Pietrangeli. Non solo perché è stato il tennista più forte del nostro sport, ma perché abbiamo provato a costruire la nostra Federazione a sua immagine (al pari di quella di Lea Pericoli) e somiglianza. Quando andammo in Zimbabwe a perdere 5-0 c’eravamo solo io e lui».
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