Wimbledon, tempio della tradizione
I tennisti sono come i pianisti, che utilizzano gli strumenti messi a loro disposizione nelle sale da concerto (eccezion fatta per Vladimir Horowitz, che si faceva seguire in giro per il mondo da mezza tonnellata del suo personale Steinway & Sons), anche due pianoforti della stessa marca presentano differenze che non sono percepibili dai profani, così i tennisti sentono la differenza tra le varie palline (ne esistono di tre tipi a seconda delle superfici su cui si gioca) e i fornitori dei tornei sono diversi e cambiano nel tempo secondo i contratti. Tranne Wimbledon, il tempio della tradizione, che dal 1902 utilizza palline Slazenger. Oggi c’è chi vorrebbe un fornitore unico per i tornei dell’Atp, un po’ come per le gomme in F1 o in MotoGP, ma la resistenza è forte e non è che al pubblico importi un gran che quale pallina viene usata.
Il fronte ambientale
Meglio dirottare gli sforzi sul fronte ambientale, esiste un lato oscuro del tennis e la colpa è proprio delle palline. In un anno ne vengono prodotte circa 400 milioni e quasi altrettante finiscono in discarica, bisogna gettarsi alle spalle la filosofia “usa e getta”, studiare e mettere in pratica soluzioni. Qualcosa, in questo senso, è stato fatto: nel 2015 è nato il consorzio Tennisballrecycling che prima rivitalizza le palline ridando loro la giusta pressione, poi, quando sono troppo spelacchiate, vengono sminuzzate, si recupera la gomma e con 10.000 palline si realizza la pavimentazione per un campo da tennis. Un ulteriore passo è stato compiuto nel 2020 dalla start up olandese Renewball, che ha scoperto il modo per liberare totalmente la gomma dal feltro e dal materiale ricavato produce palline riciclate. Non al 100%, ciò non è possibile perché serve comunque una piccola percentuale di gomma vergine anche per produrre una pallina da materiale riciclato. La tecnologia, però, potrebbe orientarsi in futuro su materiali innovativi, in fin dei conti chi può affermare con certezza che si giocherà sempre con palline di gomma?
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