Nitto ATP Finals, le palline Dunlop
Alle Nitto Atp Finals si usano palline Dunlop, il “pelo” è un mix di pregiata lana della Nuova Zelanda e fibre sintetiche, la fabbricazione un processo complesso che ha come base un nucleo di caucciù al quale viene aggiunta una miscela di nero fumo, zolfo e altri additivi da cui si ricavano due semigusci poi saldati e stabilizzati con una pressurizzazione a 2,5 atmosfere. Doveroso un grazie a Charles Goodyear che, nel 1839, lasciò inavvertitamente cadere una miscela di gomma liquida e di zolfo su una stufa bollente e invece di imprecare come avrebbe fatto chiunque (o forse lo fece) osservò con attenzione il risultato dell’incidente: una gomma più dura ed elastica, capace di resistere alle alte temperature e ai solventi, in una parola, la vulcanizzazione.
La conservazione
Il feltro che ricopre la palla si presenta in bobine da 100 metri con un lato predisposto per la vulcanizzazione che permette di effettuare l’incollaggio sulla pallina; la bobina è tagliata con una forma a 8 per ricoprire la superficie in gomma con il minimo scarto ed è questo il motivo del disegno distintivo delle palle da tennis. C’è poi il problema della… conservazione. Le palle da tennis non sono vasetti di yogurt, ma il problema c’è e non è da poco, perché la pressione interna diminuisce nel tempo e uno stock di palline (sono ormai tutte prodotte in Asia, come quasi tutto) può viaggiare per molte decine di migliaia di chilometri prima di rimbalzare su un campo; per mantenere il prodotto integro fino al momento dell’utilizzo, sono utilizzati tubi di alluminio o di plastica anch’essi pressurizzati.
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