I big 3, Sinner e l'Italia
Frequentando spesso i giocatori si creava poi un rapporto più intenso con alcuni di loro? «Sicuramente quando vedi così tanto delle persone un rapporto si crea. Ho arbitrato Nadal per la prima volta a Maiorca quando aveva 16 anni, ma anche Djokovic, Federer, Murray o Sinner li ho visti tantissimo. Poi certo, non è che uscissi a cena con loro. In passato era diverso: giravano meno soldi, era una versione un po’ più romantica del tennis. In un Challenger mi è anche capitato di fare da sparring a un giocatore prima della finale che avrei arbitrato nel pomeriggio: oggi sarebbe impossibile. Un’altra volta, sempre in Brasile, io e un altro arbitro abbiamo giocato un match d’allenamento contro una coppia di doppisti che ci facevano partire da 40 in tutti i game: abbiamo vinto 7-6 6-2».
Com’erano i big 3? «Quello che facevano loro era impressionante. Federer, Nadal e Djokovic erano persone diverse con stili diversi, ma è stato molto speciale viverli da vicino. La loro epoca, con anche Murray, Wawrinka, Del Potro, Ferrer e molti altri, è stata la più bella della storia del tennis. Ho vissuto anche gli anni di Sampras e Agassi, ma non sono stati così intensi. E non credo nemmeno che la generazione attuale, quella di Sinner e Alcaraz, possa reggere i ritmi dei big 3, che sono stati 20 anni al top. Oggi va tutto troppo veloce, non credo riusciranno a catturare il pubblico così a lungo come hanno fatto Roger, Rafa e Nole».
Qual è stata la prima impressione che le ha fatto Sinner? «Jannik mi è stato presentato per la prima volta dalla moglie di Riccardo Piatti, a Montecarlo, era ancora un ragazzino. Lei mi ha detto subito che un giorno avrei arbitrato quel ragazzino magrolino con i capelli rossi perché giocava benissimo a tennis. Ha avuto ragione. Il livello a cui Sinner ha portato il tennis in Italia è impressionante. Si parla di tennis alla posta, al telegiornale o in programmi televisivi generalisti, sui social. Ricordo com’era Torino al primo anno di Finals e com’era quest’anno: Jannik ha avvicinato al tennis una quantità pazzesca di gente. Spero che l’Italia riesca a sfruttare al massimo questo momento».
Quanto le piace l’Italia? «Tantissimo. Chiedo sempre a mia moglie perché gli italiani viaggiano all’estero: questa terra è bellissima. E poi c’è la cucina, si mangia troppo bene in Italia. Io ho conosciuto moltissimi posti nel mondo, adoro il Giappone, Parigi, Ne w York, ma qui è diverso. Ho visto più posti in Italia che in Brasile, è tutto bellissimo, una rivelazione continua».