Pagina 1 | Sinner, Wada Veni Vidi. E adesso il Tas faccia giustizia

Nella storia di un grande giornale nazionale, che alla storia del nostro Paese appartiene da 79 anni, ci sono prime pagine destinate a rimanere per sempre. L'odierna di Tuttosport, addì 14 ottobre 2024, è fra queste. "Wada Veni Vici": non poteva esserci titolo più felice e più iconico, per celebrare il trionfo di Jannik Sinner nel Masters di Shanghai e per indirizzare un messaggio forte e chiaro al Tas contro lo scandaloso ricorso dell'agenzia mondiale antidoping, atto che ha meno di un miliardesimo di grammo di ragione per esistere. Perché la grandezza planetaria del Numero Uno, la sua correttezza, la sua settima meraviglia stagionale, il suo diciassettesimo titolo in carriera, schiacciano una volta di più la miseria di un'iniziativa che non sta né in cielo né in terra.

I test scomparsi e i cinesi

Ma dove caspita vivono, quelli che non ci hanno ancora spiegato ufficialmente cosa sia successo "poche settimane prima delle Olimpiadi di quest'estate a Parigi, quando i funzionari della sede dell'Agenzia mondiale antidoping hanno ricevuto una notizia sconvolgente. Alla fine di maggio, gli avvocati dell'organizzazione hanno riferito a una riunione di alti funzionari che una serie di problemi con i suoi database aveva portato a dati corrotti, mancanti o errati relativi ad almeno 2.000 casi e, di conseguenza, l'agenzia aveva persino perso traccia di più di 900 risultati di test di atleti accusati di aver violato le regole antidoping"? (cit. New York Times). Chi credono di prendere per i fondelli quelli che, nel gennaio 2021, sette mesi prima dei Giochi di Tokyo, pilatescamente non mossero un dito dopo i 28 casi di positività registrati nei test sui 23 nuotatori cinesi riuniti nello stesso albergo, accettando la tesi pechinese della "contaminazione accidentale" di trimidazina, sostanza che aumenta il flusso sanguigno e riduce la fatica?

Ma davvero, quelli di Montreal pensano che lo straordinario rendimento di Jannik derivi da meno di un miliardesimo di grammo di Clostebol, involontariamente assunto, come proclamato da tre verdetti ufficiali dell'agenzia antidoping del tennis? Ma lo sanno di che cosa è stato capace Jannik in questo suo 2024, già tra le venti migliori annate dal 1968? Due Slam, tre Masters 1000, Numero 1 del mondo dal 10 giugno, 65 vittorie su 71 incontri disputati (91,55%). Da 34 anni, cioè dall'introduzione dell'Atp Tour (1990), solo Roger Federer (dal 2004 al 2006) e Novak Djokovic (2001 e 2015) hanno registrato un rendimento migliore dell'azzurro, avendo giocato almeno 50 partite. E ancora: pur nelle partite che ha perso, Jannik ha sempre vinto almeno un set, raggiungendo sempre il set decisivo in tutte le 71 partite giocate, vincendo almeno due parziali nei match al meglio dei 5 set: imprese riuscite nelle prime 80 partite del 1984 soltanto a John McEnroe e a Bjorn Borg (72 nel 1980).

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Jannik, impresa titanica. Binaghi: "Per le ATP di Torino ci vorrebbe uno stadio di calcio"

Oggi, nell'etere di Gr Rai Parlamento, ho incrociato Angelo Binaghi, il presidente della Federazione Italiana Tennis e Padel, legato in modo indelebile all'Età dell'Oro. Durante la trasmissione "La Politica nel pallone", che Emilio Mancuso brillantemente conduce da vent'anni, la celebrazione del Fenomeno Sinner si è coniugata agli effetti dirompenti della sua straordinaria ascesa, riflessi nello storico boom di società affiliate (4.050); nel muro di un milione di tesserati che verrà abbattuto entro la fine dell'anno; nello "stadio che ci vorrebbe per ospitare tutti alle Atp Finals di Torino", "nella caccia ai biglietti degli Internazionali d'Italia 2025, già scatenata quando mancano ancora sei mesi e mezzo all'evento (29 aprile-18 maggio 2025). Soprattutto, Binaghi ha preso parole importanti sulla vicenda Wada. Gli ho chiesto se, in questi sette mesi durante i quali Jannik è stato costretto e lo è tuttora, a vivere con quella spada di Damocle sulla testa, il presidente della Fitp abbia trovato una ragione che sia una per spiegare lo scandalo del ricorso al Tas. La risposta è stata esaustiva: "Io credo che il peggio sia passato. Tutto il mondo ha capito quanto si sia trattato di una vicenda assolutamente accidentale, involontaria, dalla quale è emersa la totale innocenza di Sinner. Voglio pensare che l'iniziativa della Wada debba essere interpretata come un'ulteriore ricerca della conferma di corretta applicazione delle norme in vigore e, per questo, sono fiducioso sull'epilogo. In questi mesi, Jannik è stato protagonista di un'altra impresa titanica, accanto a quelle firmate sul campo. Ha sopportato una tremenda pressione mediatica, senza uguali; ha convissuto con lo stress gigantesco derivante dalla valanga che si è abbattuta su di lui, da quel giorno a Cincinnati. È stato un fenomeno di comportamento corretto, leale, trasparente, riconosciuto dall'opinione pubblica mondiale. Sono convinto che, quando tutto sarà soltanto un brutto ricordo, Jannik sarà ancora più forte di quanto non lo sia adesso". Possiamo giurarci.

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Nella storia di un grande giornale nazionale, che alla storia del nostro Paese appartiene da 79 anni, ci sono prime pagine destinate a rimanere per sempre. L'odierna di Tuttosport, addì 14 ottobre 2024, è fra queste. "Wada Veni Vici": non poteva esserci titolo più felice e più iconico, per celebrare il trionfo di Jannik Sinner nel Masters di Shanghai e per indirizzare un messaggio forte e chiaro al Tas contro lo scandaloso ricorso dell'agenzia mondiale antidoping, atto che ha meno di un miliardesimo di grammo di ragione per esistere. Perché la grandezza planetaria del Numero Uno, la sua correttezza, la sua settima meraviglia stagionale, il suo diciassettesimo titolo in carriera, schiacciano una volta di più la miseria di un'iniziativa che non sta né in cielo né in terra.

I test scomparsi e i cinesi

Ma dove caspita vivono, quelli che non ci hanno ancora spiegato ufficialmente cosa sia successo "poche settimane prima delle Olimpiadi di quest'estate a Parigi, quando i funzionari della sede dell'Agenzia mondiale antidoping hanno ricevuto una notizia sconvolgente. Alla fine di maggio, gli avvocati dell'organizzazione hanno riferito a una riunione di alti funzionari che una serie di problemi con i suoi database aveva portato a dati corrotti, mancanti o errati relativi ad almeno 2.000 casi e, di conseguenza, l'agenzia aveva persino perso traccia di più di 900 risultati di test di atleti accusati di aver violato le regole antidoping"? (cit. New York Times). Chi credono di prendere per i fondelli quelli che, nel gennaio 2021, sette mesi prima dei Giochi di Tokyo, pilatescamente non mossero un dito dopo i 28 casi di positività registrati nei test sui 23 nuotatori cinesi riuniti nello stesso albergo, accettando la tesi pechinese della "contaminazione accidentale" di trimidazina, sostanza che aumenta il flusso sanguigno e riduce la fatica?

Ma davvero, quelli di Montreal pensano che lo straordinario rendimento di Jannik derivi da meno di un miliardesimo di grammo di Clostebol, involontariamente assunto, come proclamato da tre verdetti ufficiali dell'agenzia antidoping del tennis? Ma lo sanno di che cosa è stato capace Jannik in questo suo 2024, già tra le venti migliori annate dal 1968? Due Slam, tre Masters 1000, Numero 1 del mondo dal 10 giugno, 65 vittorie su 71 incontri disputati (91,55%). Da 34 anni, cioè dall'introduzione dell'Atp Tour (1990), solo Roger Federer (dal 2004 al 2006) e Novak Djokovic (2001 e 2015) hanno registrato un rendimento migliore dell'azzurro, avendo giocato almeno 50 partite. E ancora: pur nelle partite che ha perso, Jannik ha sempre vinto almeno un set, raggiungendo sempre il set decisivo in tutte le 71 partite giocate, vincendo almeno due parziali nei match al meglio dei 5 set: imprese riuscite nelle prime 80 partite del 1984 soltanto a John McEnroe e a Bjorn Borg (72 nel 1980).

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