Sinner, il finale di stagione
Così, Jannik ha raggiunto ciò che desiderava. Sì, anche la vittoria, la terza stagionale in un Mille (dopo Miami e Cincinnati), la settima su otto finali giocate (due Slam, tre Masters e due ATP500), e un primo posto consolidato a quota 11.920 punti, 4.800 sopra Alcaraz, 5.125 su Zverev e 5.710 sullo stesso Djokovic. Distanze abissali… Sopra ogni cosa, però, ha ottenuto la licenza di riposare per qualche tempo, in modo da preparare convenientemente il Gala finale, a Torino per le Finals e a Malaga per la Davis. Salterà Vienna, dove ha vinto un anno fa e perderà qualche punto, ma può permetterselo. Sarà invece a Riad per il Six Kings Slam 2024, esibizione dal montepremi folle (ai sei partecipanti andranno 1 milione e 500 mila dollari per la sola presenza), e dalle intenzioni neanche troppo nascoste. Su tutte, quello di avere un Masters 1000 in Arabia Saudita entro i prossimi due anni, al via prima degli Australian Open.
Divertiti e ciarlieri, sugli spalti della finale di Shanghai c’erano anche Federer, con Alcaraz e il suo coach Juan Carlos Ferrero.
Se facevano tutti il tifo per Djokovic, non so dire, ma non credo. E se Alcaraz è stato attento, c’era qualcosa anche per lui, in questa nuova vittoria di Sinner. Un buon consiglio, quantomeno… Quello che non basta essere al massimo nei match con il diretto avversario per costruire una stagione da primato, se poi, come sempre quest’anno, si va a perdere a metà del successivo torneo. Sinner ha giocato la finale di Pechino, poi ha vinto il torneo più importante dei due, a Shanghai. I complimenti per la vittoria di Pechino erano meritati, e i tre successi su Sinner nei tre match giocati quest’anno (Indian Wells e Roland Garros in semifinale, i primi due), la dicono lunga sulle possibilità dello spagnolo, ma occorre crescere nella solidità, dunque affrontare seriamente il problema della propria maturazione. Sinner in questi aspetti ha sempre giocato d’anticipo, ed è anche vero che tra i 23 anni di Jannik, e i 21 di Carlitos una certa differenza negli atteggiamenti, nell’attenzione, e nell’esperienza accumulata è ovvio che vi sia e abbia il suo peso. Ma giocare per gli effetti speciali, per il bel colpo piuttosto che per gli obiettivi che si vogliono raggiungere, denota un ritardo che Alcaraz deve ripianare in fretta.