Sinner ostaggio e pubblicità di una battaglia più importante
A che cosa serve, a chi serve, accanirsi contro uno evidentemente innocente? E se fosse diventato l’ostaggio di una battaglia più importante, nella quale ci si batte per la supremazia di un’agenzia anti-doping sull’altra? Utile solo per il suo numero uno, che dà pubblicità alla disputa? «Negli ultimi due mesi», prosegue il comunicato, «e durante questo processo ci sono state tre separate udienze a confermare la mia innocenza. Mesi di testimonianze e investigazioni culminati in tre giudici anziani a controllare ogni dettaglio tramite un’udienza formale. Hanno emesso un giudizio approfondito spiegando perché hanno determinato che non avessi colpa. Sulla base di un processo così robusto sia l’ITIA che l’autorità Italiana anti-doping hanno rinunciato ai loro diritti a fare ricorso». La risposta è vincere, questo Jannik lo sa.
Rimuovere ogni benedetto giorno quel muro di ghiaccio, uscire dal contenitore sotto spirito, e faticare due volte per portare a casa il risultato. Non essere mai un numero uno acquiescente con i burocrati, e dimostrare di giorno in giorno che cosa significa essere, sul campo, un vero numero uno. Sinner ha saputo il 26 settembre della decisione della Wada, e subito ha scatenato i suoi avvocati, poche ore dopo la richiesta di un verdetto del Tas, il Tribunale Arbitrale Sportivo di Losanna, era già stata consegnata. Pare che prima del 18 dicembre non ci sarà spazio e modo per dibattere la questione Sinner. Non sarà facile per Jannik… Ma avrà altri due mesi per pensare un po’ di più al suo tennis.