Non si chiude ufficialmente il caso doping legato a Sinner: la Wada, l'Agenzia Mondiale Antidoping, non ha fatto ricorso al Tas di Losanna contro la decisione dell'Itia (International Tennis Integrity Agency) di 'assolvere' il numero uno del tennis dall'accusa di doping dopo le tracce (irrisorie) di Clostebol riscontrate nelle urine del 23enne fuoriclasse altoatesino in un controllo a Indian Wells. Ma da Montreal, la sede dell'agenzia, non arriva alcuna ufficialità sulla fine del calvario di Jannik: è tutto ancora aperto, i termini non sarebbero scaduti. Questo in base a cavilli legati a tempistiche di ricevimento di documenti aggiuntivi, ulteriori rispetto a tutti gli altri e alle oltre cinquanta pagine della sentenza. Documenti richiesti in un secondo momento, che avrebbero quindi fatto saltare la data ultima per ricorrere, spostandola in avanti nel tempo, in maniera ancora non chiara. Ma di chiaro c'è, oltre al comportamento impeccabile di Jannik, solo che non c'è ancora la parola fine su questo caso.
Sinner, perché la Wada non ha fatto ricorso
Come detto l’Agenzia Internazionale Antidoping (Wada) non ha finora presentato ricorso confermando la consuetudine per cui non si oppone alle sentenze delle agenzie indipendenti (come quelle di atletica, ciclismo e tennis) ritenendole motivate dal punto di vista giuridico. L'azzurro, dopo il trionfo agli Us Open, aveva rimarcato il periodo difficile vissuto a causa di una vicenda subito chiarita che ha portato però al licenziamento dal suo staff del preparatore atletico Umberto Ferrara e del fisioterapista Giacomo Naldi. Ripercorriamo le tappe principali della vicenda...