TORINO - Darren Cahill si è commosso per il trionfo del rosso del suo cuore sul campo di Flushing Meadows. Lacrime e sussulti. Con il capo chino. E il giorno dopo, il coach australiano commenta con ironia: «La mia reazione alla vittoria di Sinner è piuttosto simile a quella di un uomo anziano molto esausto! Nel team di Jannik io non sono l’allenatore più importante, che è Simone Vagnozzi, però sono quello che ha più esperienza». Da Agassi all’azzurro, il viaggio è lungo. E ricco di ostacoli da superare. «Negli ultimi quattro mesi sono successe tante cose all’interno del team e molte di queste sono ricadute sulle mie spalle. Io ho cercato di mantenere il senso delle cose e il focus di Jannik su quelli che erano i nostri obiettivi. Gli ripetevo in continuazione che non aveva fatto niente di sbagliato, quindi qualunque cosa fosse successa lui doveva restare con la testa alta, perché non aveva fatto assolutamente niente di sbagliato. Siamo riusciti ad attraversare questo periodo, non certo senza stress. Probabilmente la mia reazione era dovuta anche a quello».
Sinner, ora divertiti
Darren papà, Jannik quasi come un figlio: «Parlo molto spesso del tennis di Jannik, ma devo parlare anche di lui come persona, più di ogni altra cosa. Il mio lavoro era quello di aiutarlo a maturare ed aiutarlo a diventare la persona a cui tutti guardano, qualcuno da cui i bambini possano trarre ispirazione. Anche prima della finale gli ho detto che il modo in cui lui si è comportato nelle ultime settimane ha mostrato onestà e resilienza, deve essere molto orgoglioso di se stesso. Oggi è giusto che si diverta, perché se lo merita tanto». Poi, si tornerà a lavorare, perché la stagione è ancora lunga e alle Finali di Torino ci sarà la resa dei conti con Carlitos Alcaraz.