La vittoria contro Shelton
«È un servizio che dà fastidio a chiunque quello di Ben, prima di tutto perché è mancino, e non sono molti a esserlo nel circuito, poi perché utilizza molto bene il kick, che fa salire la palla e prende velocità», l’analisi di Jannik, che si considera (ma lo ha detto ridacchiando) un destro nella parte di sopra, e un mancino in quella di sotto, visto che quando gioca a calcio il piede preferito è il sinistro. La verità è che Shelton si stava giocando il tutto per tutto, e che il primo break ottenuto nel match gli aveva messo l’argento vivo addosso. Tre a uno, quattro a due. Ma nel settimo game, ecco la risposta di Sinner, di nuovo precisa, letale. Contro break, aggancio e via insieme fino al tie break, dominato da Sinner fino al 5-2, poi rimontato da Shelton che ha avuto due chance per andare al quarto. Mirabile, e molto “sinneriana” la replica del nostro, che ha trovato colpi e freddezza per andare a matchpoint, e chiudere lì la disputa: 6-2 6-4 7-6 (9). Ben dovrà meditare, maturare nel gioco e negli impulsi. Usare un po’ del criterio di Jannik, se vorrà competere.
Ora sfida a Medvedev
Quarto di finale - quinto consecutivo negli Slam- contro Medvedev, che ha approfittato del ritiro di Dimitrov. «Non sarà una partita uguale alle altre. L’erba cambia tutto, e sull’erba non ci siamo mai affrontati», dice subito Sinner. «È vero, le ultime volte, cinque mi sembra, sono stato io a vincere, ma in questo caso conta poco. Anzi, farei bene a metterle da parte, e a non pensarci proprio, per concentrarmi solo su quello che devo fare contro un avversario con i suoi colpi e su una superficie così diversa dalle altre». C’è tempo per un commento sui due quarti già raggiunti dai tennisti italiani. Lui e Jasmine Paolini… «Spero diventino tre, con Musetti che deve giocare il suo ottavo. Sarebbe una splendida affermazione di gruppo. Ne sono felice». All’ombra di Sinner il tennis cresce. Come le carote…