Djokovic e la frecciatina a Vagnozzi e Cahill
E pensare che lui, il Djoker, quella Coppa l’aveva già promessa alla Serbia… No, non ce lo vedo Nole che fa parlare le mani. Non è tipo, e nel caso lo sia stato, ha imparato a trattenersi. Lo fa meno con le storie, come chiamano su Instagram quelle che un tempo avrei definito didascalie. È lì che il numero uno, sotto una foto di Goran Ivanisevic, ha fatto sapere che cosa pensa del premio a Vagnozzi e Cahill. "Goran, mi sa che bisogna vincere quattro Slam su quattro per essere considerato, forse, coach dell'anno.... Finire l'anno con il primo posto, tre Slam e fare la storia di questo sport non è abbastanza". Niente di che, si sopravvive lo stesso, anche se Djokovic considera Ivanisevic più premiabile di Vagnozzi e Cahill. Il rispetto non manca. Lo stesso Nole porge ai due tecnici di Sinner i dovuti applausi per la bella stagione di cui sono stati protagonisti.
Federer meglio di Djokovic? Il premio GOAT è un problema
Ma ci sono i numeri e le vittorie, da sempre la stella cometa di Nole, che non riesce a capire, o non gli va di farlo, che possa esserci qualcosa che vada oltre un algoritmo o una serie di trofei. Che dire? Fisici complessi, attrezzati per lo sport come una Formula Uno per superare i trecento orari, sono spesso abitati da una percezione della vita alquanto semplificata, per non dire semplicistica. Djokovic è così. Non sa spiegarsi come la maggioranza dei votanti possa aver espresso un parere contrario al suo, che si fonda appunto su numeri e vittorie. Accade lo stesso con la pretesa di essere la Grande Capra del nostro sport, il GOAT (Greatest of all time) che fa da acronimo al “Più Grande di tutti i tempi”. Possibile che qualcuno punti ancora su Federer? Si è chiesto più volte, allibito.
Rune ci ricasca, risposta volgarissima: in studio e sugli spalti cala il gelo